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Il presidente della Giuria Internazionale della America’s Cup David Tillet ha impiegato 23 pagine per dare ragione a Luna Rossa e Emirates Team New Zealand: in sostanza dice che  il direttore di regata Iain Murray, cui più volte viene riconosciuta la professionalità, non aveva il diritto di cambiare la regola di stazza dei timoni all’interno delle raccomandazioni previste per alzare il livello di sicurezza delle regate di San Francisco. In più non c’è evidenza che quella incriminata fosse una regola richiesta dalla Coast Guard, che si è occupata di sicurezza del traffico marittimo, delle barche spettatori ma non è entrata e non poteva farlo nel merito tecnico delle regole di stazza. Murray doveva, per modificare quella regola nel rispetto del protocollo, avere l’unanimità dei consensi dei partecipanti. In molti si erano chiesto se era una Giuria davvero indipendente dopo averla vista nella divisa ufficiale della America’s Cup numero 34. Lo era… Luna Rossa era difesa da Marco Mercuriali e Luis Saenz de Mariscal che hanno fatto parte anche della campagna 2007 ma anche da un avvocato locale associato a uno degli studi più importanti di San Francisco. Si chiama Aaron J Foxwhorthy ed è nello studio Coblenz Patch Duffy & Bass. Risultato? Luna Rossa è scesa in  acqua sola per la sua prima regata contro il fantasma di Artemis, che a questo punto vede la sua situazione precipitare, secondo lo skipper Paul Cayard senza i timoni simmetrici, quelli voluti da Murray, non può navigare. In realtà non è giusto scrivere così: non può essere competitivo contro chi si è praparato meglio. Luna Rossa ha chiesto di regatare sui cinque lati del percorso. La situazione sblocca, in qualche modo, le regate, dopo che lo sponsor della selezione sfidanti Louis Vuitton si era dimostrato poco contento e anche la città di San Francisco cominciava a fare i conti con il flop della manifestazione. La notizia che Luna Rossa ha scelto di continuare le regate è arrivata con uno stringatissimo comunicato, precedente alla pubblicazione del dispositivo della Giuria Internazionale, nello stile asciutto di Bertelli e Sirena: ” San Francisco, 11 Luglio 2013. Il team Luna Rossa Challenge 2013 ha preso la decisione di proseguire la propria partecipazione alle regate della 34^ America’s Cup”. Cosa succederà adesso? Un luglio fatto di qualche incontro con i kiwi, che sarà molto interessante, e qualche regata solitaria per completare i Round Robin di una Coppa America che finora ha vissuto toni surreali. In agosto gli scontri veri per arrivare alla sfida di settembre contro Oracle.

 

questo il link per il documento della Giuria Internazionale

http://noticeboard.americascup.com/wp-content/uploads/2011/08/JN075.pdf

Luna Rossa ha protestato Iain Murray, direttore di regata, e preme per una udienza della Giuria Internazionale entro la prima regata. Emirtes Team New Zealand aveva già depositato una protesta simile e l’udienza è stata fissata dopo la prima regata in programma, ovvero il giorno 8. E’ abbastanza chiaro che non si può regatare nell’incertezza delle regole che imporrebbero delle modifiche ai timoni e alla loro posizione.
Le nuove regole firmate unilateralmente da Murray, è l’accusa, in nome della sicurezza modificano invece il regolamento di stazza delle barche, cambiando la maniera di realizzare i timoni che finora dovevano essere costruiti in maniera asimmetrica perché dovevano restare nella larghezza massima della barca. Questo ha comportato difficoltà nel design e nella struttura dell’asse, sottoposta a carichi particolari.
Rendere gli elevatori (le pinnette che stanno sotto la pala) simmetrici significa che possono sporgere di più e diventare pericolosi, perché chi eventualmente casca in mare può essere facilmente colpito.
Perché introdurre questa norma? Oracle secondo Max Sirena ha costruito la seconda barca pensando già a una modifica della regola sui timoni. Secondo i kiwi anche Artemis trae vantaggi da questa regola. Finora Oracle barca non ha dimostrato di poter navigare in foiling con un assetto stabile, questo mentre i kiwi hanno imparato a strambare senza perdere la condizione di “volo”, con un vantaggio notevole. Artemis invece dopo la rottura della prima barca vive nel caos più totale e Paul Cayard appare sempre più isolato all’interno del team. Al di la delle scelte progettuali fatte all’inizio che hanno portato verso uno scafo non foiling poi modificato, le critiche verso di lui sono anche riguardo l’organizzazione generale, con il ritardo che appare eccessivo e non coerente con quanto successo nel varo della seconda barca. Correndo all’indietro verso il 2000 quando Paul fu il grande nemico della prima Luna Rossa, bisogna ricordare che anche allora la sua seconda barca arrivò con un certo ritardo e scese in acqua senza una messa a punto adeguata. Da una parte la mancanza di fondi e dall’altra la voglia di allungare i tempi del design erano alla base della situazione. I difetti che aveva nell’attrezzatura di coperta (uno erano gli stopper dei bracci spi a pedale, che con vento forte lasciavano scorrere la cima che gli sono costati almeno una regata) sono stati determinanti nel risultato finale contro la più “rodata” Luna Rossa.

Tutto questo succede mentre ormai un coro di commenti vorrebbe il ritorno della Coppa in Nuova Zelanda con regole più “fair”. E ovviamente la mente corre al paragone con la Coppa 2007, criticata per gli stessi motivi, ovvero la voglia del defender di imporre le sue regole quando e come voleva, ma che a questo punto appare “migliore” di questa, dove queste iniziative vengono prese con grossolana superficialità e non con un tentativo di essere credibili.

In fondo il risultato non cambia, purtroppo, e la America’s Cup sta perdendo il suo patrimonio di credibilità e leggenda. Le radici della situazione attuale affondano nell’edizione 2007 da cui si è usciti  con una cruda e inutile disputa legale, dunque senza una volontà comune che avesse come comune denominatore i valori sportivi.

Il comunicato di Luna Rossa:

San Francisco, 2 luglio 2013 – Oggi il team Luna Rossa Challenge 2013 presenterà una protesta alla Giuria Internazionale della 34^ America’s Cup chiedendo l’annullamento delle regole introdotte dal Direttore di Regata venerdì 29 Giugno (Regatta Notice 185 e 189). Luna Rossa considera che, pubblicando questi documenti, il Direttore di Regata abbia sfacciatamente violato i regolamenti che reggono la 34^ America’s Cup, eccedendo la sua giurisdizione e la sua autorità. Come è universalmente noto, uno dei pilastri fondamentali di qualunque America’s Cup è il Regolamento di Classe, regolamento che viene proposto dal Defender ed è accettato dai challenger al momento in cui lanciano la sfida. Queste regole possono essere cambiate unicamente con il consenso unanime dei team concorrenti (Art. 4 del Regolamento di Classe degli AC72), come è successo per oltre una dozzina di emendamenti introdotti durante questa Coppa. Questa è una garanzia fondamentale a tutela dei diritti dei challengers. Lo scopo di questa norma è di impedire al Defender – o a qualunque terzo – di cambiare le regole del gioco improvvisamente e/o unilateralmente, come il Direttore di Regata sta tentando di fare in questo caso: il suo è un chiaro tentativo di mettere fuori stazza la nostra barca, a soli pochi giorni dall’inizio delle regate, con la scusa della sicurezza. Luna Rossa è assolutamente favorevole all’introduzione di nuove e più severe norme di sicurezza (ha votato in favore di 35 delle 37 Raccomandazioni del Direttore di Regata), ma le regole relative ai timoni, agli elevatori dei timoni nonché al maggior dislocamento non hanno nulla a che vedere con la sicurezza; il loro unico effetto e la loro sola ragione di essere è quello di aumentare la velocità e le performance della barca. Luna Rossa ha anche chiesto alla Giuria di programmare l’udienza a una data precedente alla prima regata dei Round Robin (Luna Rossa contro Emirates Team New Zealand), in calendario il 7 Luglio. Come è stato sottolineato durante la conferenza stampa di Alameda il 17 Maggio, Luna Rossa è desiderosa di regatare nella 34^ America’s Cup, nel rispetto dei regolamenti che la governano, ma non accetterà nessuna imposizione contraria alle regole vigenti nel momento in cui ha lanciato la sfida.

Ecco un buon articolo di VSail

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Nella baia di San Francisco spettacolare incidente alla barca del defender della Coppa America Oracle, che in una giornata di vento forte si è ribaltato durante un allenamento. Non si è fatto male nessuno, ma i danni alla barca sono ingenti e terranno fermo il team per un po’. Tanto per fare qualche cifra una “piattaforma”, si chiama così il catamarano nella comunità dei progettisti, ha un costo tecnico di costruzione di circa 5 milioni di collari, escluso la ricerca e lo sviluppo, per il quale stanno lavorando da ormai anni una ventina di persone. Il costo dell’ala rigida che è la propulsione principale al posto delle vele morbide, sempre di sola costruzione, è di circa due milioni e mezzo. Certo Larry Ellison che anima il sindacato è costantemente tra i cinque, sei uomini più ricchi del mondo, ma questo incidente rischia di rallentare le operazioni e gli allenamenti. Questo catamarano è della classe AC 72, lungo quindi circa ventidue metri ed è come una delle barche con cui verranno disputate il prossimo anno da aprile a settembre la Louis Vuitton Cup, regata di selezione sfidanti, e poi la Coppa America. Finora abbiamo visto in regata, come a Venezia e Napoli, solo i piccoli AC45, che simulano i fratelli più grandi nelle reazioni. Tuttavia la musica, crescendo di dimensioni, è molto diversa e perfino gli equipaggi temono le prestazioni fuori controllo. Quello di Oracle è un concreto assaggio di quello che può succedere. La sfida progettuale è di far letteralmente volare le barche, che si sostengono come un aliscafo sulle pinne di deriva e i timoni. Lo speedometro (strumento che misura la velocità) sale fino a 40 nodi, velocità che molti motoscafi non sono in grado di raggiungere. E sono proprio derive e timoni il campo dove ci si attende il maggior sviluppo tecnologico e dispendio di energie da parte dei team. Le barche si ribaltano quando per effetto del mare la prua di uno scafo comincia a infilarsi sott’acqua e fa da freno e perno. I pericoli per l’equipaggio sono concreti: si vola in acqua o dentro l’ala. Per questo gli uomini sono protetti come calciatori di football americano, con caschi e imbottiture anche sostegno di galleggiamento, piuttosto ingombranti. L’incidente avviene a pochi giorni dal varo di Luna Rossa a Auckland, che sarà il quarto catamarano AC 72 ad essere varato, del tutto simile a Emirates Team New Zealand con cui il team di Patrizio Bertelli ha condiviso il progetto. Gli scafi sono stati costruiti in Italia secondo il regolamento della Coppa, poi trasferiti e completati in Nuova Zelanda dove un po’ tutto il mondo della Coppa America ha lasciato il cuore. Il team condotto da Max Sirena è nella città australe dove dopo il varo inizierà gli allenamenti prima del trasferimento armi e bagagli a San Francisco. Sempre in argomento ali e derive Luna Rossa ha condotto alcuni allenamenti non molto segreti, dovevano esserlo, in Sardegna. Le altre barche AC 72 pronte sono Emirates Team New Zealand, che ha dimostrato una bella stabilità e velocità nei video disponibili e Artemis Racing, sindacato condotto da Paul Cayard, che ha provato prima un’ala su un trimarano modificato (per non incorrere nel limite di costruzione previsto dal regolamento e far presto) e poi portato a San Francisco la nuova barca. Mentre si attende che il circuito degli AC 45, aperto a più partecipanti, torni in scena a Venezia in aprile e a maggio a Napoli queste quattro barche sono le uniche che, a meno di sorprese, vedremo in regata l’anno prossimo a San Francisco.

 

La tappa finale delle World Series della stagione 2011 2012 è a Newport – Rhode Island, come piace dire agli americani. Per la Auld Mug (il vero nome della vecchia brocca cesellata da Garrard nel 1848) è un ritorno a casa, come per molti marinai un ritorno ai 22 anni di età. Nelle edizioni ruggenti dei primi anni ottanta molti di quelli che adesso sono nei posti chiave della organizzazione e nei sindacati erano solo ragazzi carichi di speranze e voglia. I nomi che adesso sono carichi di medaglie (per alcuni nel vero senso della parola) allora erano li a pulir carene, pur di esserci. Adesso hanno famiglia, allora (quasi) dormivano in camper. Le regate di Coppa America sono state corse a New York fino al 1930, poi nell’era dei maestosi J Class (era Lipton Vanderbilt, Sopwith) sono arrivate a Newport, luogo di vacanza dei ricchi americani sulla costa atlantica. Mare anche di bonacce e nebbie però. Dopo la seconda guerra mondiale è stato il campo di regata dei 12 metri stazza internazionale, fino a quando Australia II di Alan Bond ha strappato il trofeo agli americani portandolo a Perth e lasciando la cittadina, che viveva di presunzione ma soprattutto di Coppa America, nel vuoto. Fino a queste regate il campo storico delle grandi regate era stato animato solo nel 2004 dall’UBS Trophy, regata dimostrativa tra Alinghi vincitore del 2003 e Oracle. Allora Ernesto Bertarelli e Larry Ellison erano grandi amici e non pensavano ancora alla dura lotta legale iniziata nel 2007, che alla fine è costata notorietà, credibilità e sponsor alla Coppa, oltre a molti soldi (c’è chi dice 200 milioni di dollari) ai due ricconi. Si torna dunque nel tempio per un format di regate come quelle che abbiamo visto a Venezia, i team si sfidano in un pacchetto di regate di flotta, match race e prove di velocità a bordo dei catamarani AC 45, i monotipi in taglia ridotta scelti per questo circuito. I padroni di casa di Oracle Team si sono preparati a dovere e hanno fatto della finale match race una questione ristretta alle due loro due barche, a un giorno dalla fine sono anche in testa alla classifica delle regate di flotta. I nostri di Luna Rossa sono ripartiti un po’ in ritardo. Durante questi mesi hanno fatto allenamenti “segreti” sulla costa sarda dove provano, si dice, alcune versioni ristrette della ala che poi verrà issata sull’AC 72, ovvero la barca che si usa l’anno prossimo a San Francisco per la Louis Vuitton Cup e la eventuale Coppa America cui si è iscritto anche Team Korea, portando a quattro gli sfidanti per le regate di selezione. Il team italiano è ormai trasferito quasi per intero a Auckland, Nuova Zelanda, dove si sta completando la barca e presto inizieranno gli allenamenti. Fino alla partenza per San Francisco, attorno a marzo aprile dell’anno prossimo, resteranno lì. La sfida ora, è appunto tutta sulla realizzazione dell’ala migliore: 40 metri, dove la tecnologia, più che nella struttura, sta nei complessi calcoli per raggiungere le prestazioni migliori con il vento di San Francisco. Da dicembre, che non è poi così lontano, sarà infatti proibito continuare a collaborare nel settore progetto con Emirates Team New Zealand e bisognerà continuare a produrre velocità da soli. Non ha insomma una grande importanza, per il team italiano, come andranno a finire queste regate di Newport, che chiudono una stagione che Luna Rossa ha iniziato in ritardo e che comunque, sia a Napoli che a Venezia, a vissuto da protagonista.

James “Jimmy” Spithill è il giovane bravissimo timoniere australiano di Oracle. Vincitore della ultima edizione della Coppa a bordo del trimarano Bmw Oracle, quello che ha battuto Alinghi nel 2010 a Valencia. La sua prima volta è stata quando aveva ancora i calzoni corti e si è trovato al timone di Young Australia. Era il 2000 e si correva asd Auckland, l’equipaggio era di giovanissimi ma lui, timoniere, era il più giovane di tutti. Impressionava per la sua determinazione in partenza, purtroppo di più non poteva fare con una barca lenta e senza grandi mezzi economici. Dopo lo hanno voluto su One World, sindacato americano condotto da Peter Gilmour, che diceva “è più bravo di me, lo lascio al timone”. Nel 2007 era il timoniere di Luna Rossa e in semifinale Louis Vuitton Cup è stato uno degli artefici della sconfitta di Bmw Oracle. E’ il timoniere di punta della barca americana, anche se presto avrà una dura concorrenza proprio in casa.
James, ha mai regatato a Napoli?
“In passato ho regatato molte volte in Italia, mai a Napoli. Ho tutti gli elementi per credere che sarà un grande evento. Il pubblico potrà godere uno spettacolo mai visto prima. Le regate con i nuovi catamarani AC45 sono un gioco completamente nuovo, mai visto nel passato. Agli italiani piacerà molto”.
Come giudica il nuovo sindacato di Luna Rossa?
“Luna Rossa sarà un team forte. Lo skipper Max Sirena è un mio buon amico, stanno lavorando con serietà e passione. Lui era coinvolto con me nel team di Bmw Oracle che ha vinto la Coppa nel 2010, è certamente ben educato a fare piani vincenti, a lavorare in team. Conosce bene anche i multiscafi e la vela alare rigida di cui era responsabile. Anche Patrizio Bertelli è un buon amico ed è fantastico averlo di nuovo in questo grande gioco, è un uomo che sa come raggiungere grandi risultati. A Napoli loro avranno due barche con due equipaggi molto forti condotti da due timonieri giovani che hanno dimostrato di saperci fare. Chris Draper che ha navigato bene per team Korea con gli Ac 45 e Paul Campbell Jones esperto di Extreme 40. Luna Rossa gioca in casa e conta sull’esperienza di Francesco Bruni che conosce bene questi campi, è già tra i favoriti”.
Cosa ricorda della sua esperienza con Luna Rossa?
“E’ stato un periodo incredibilmente divertente. Siamo passati dal guardare insieme le partite di football, al viaggiare. Correre contro di loro sarà molto divertente. Gli italiani nella vela sono una grande realtà”.
E’ vero che da giovane ha praticato anche la boxe?
“Si… un poco… la mia risposta standard è che in Australia se sei rosso di capelli lo devi fare per forza. Non avevo scelta”.
Che differenze ci saranno tra il vecchio USA 17, in grande trimarano di Valencia, e i nuovi cat Ac72?
“Credo che la cosa più importante sia che Ac17 aveva un motore per muovere le manovre mentre la nuova barca sarà condotta solo con la forza umana. Questa è una differenza sostanziale che renderà queste barche le più fisiche, atletiche, che abbiamo mai visto navigare. Se si guarda una regata di AC45 della durata media di venti minuti si vede che l’equipaggio lavora incessantemente dall’inizio alla fine. Non c’è riposo. Da fuori non è facile capire quanto sia faticoso, ma lo è, potrei dire che rischiamo l’infarto”.
Gli Ac72 saranno una barca completamente nuova, che potrebbe essere pericolosa anche con poco vento. A San Francisco poi il vento c’è. Cosa ne pensa?
“Se guardiamo la F1 ci rendiamo conto che i piloti non fanno cose di cui sono in grado tutti, devono passare attraverso dei rischi importanti e questo diventa eccitante per il pubblico. Vale anche per noi. Per mostrare tutto abbiamo messo molte telecamere a bordo ed esiste un sistema per educare il pubblico a comprendere meglio le regate, a capire cosa sta succedendo sul campo attraverso simulazioni che rendono più immediato capire cosa succede in acqua. Un errore su queste barche sarà decisivo, un poco come sulle macchine: spingi il massimo ma c’è un limite da non superare. Sarà il vertice del nostro sport”.
Pensa che il campo di Napoli sarà difficile da interpretare?
“Ogni campo di regata ha le sue caratteristiche. A Napoli non c’è gran vento, ma la caratteristica di queste barche è che consentono di fare spettacolo anche con poco vento. E’ facile arrivare a venti nodi, sollevare uno scafo. Con i vecchi monoscafi probabilmente le regate a Napoli sarebbero state molto noiose”.
Quale slogan si può usare per attirare il pubblico napoletano, per convincerlo a vedere le regate?
“La migliore pubblicità è affermare che arriva il più grande evento di vela, le barche più veloci con i marinai più forti del mondo. Il pubblico sarà sorpreso dei cambiamenti che abbiamo fatto. Sono cose che renderanno questa regata molto più appetibile anche dagli sponsor, quando finalmente si renderanno conto dei cambiamenti arriveranno nuove energie”.
Cosa rimane dentro del ragazzo che timonava Young Australia ad Auckland?
“Sono sempre lo stesso… mi sveglio al mattino con la voglia di vincere e fare belle regate. Sto sempre cercando di fare tutto quello che posso per vincere la partenza. Quando vado in mare voglio fare tutto il meglio per il mio team. Con gli AC45 è ancora più evidente quello che fa l’equipaggio, lo sforzo che esprimiamo per vincere. L’obiettivo finale resta sempre di vincere e farlo con valori sportivi”.
Ci sono molti olimpionici nel team. La vedremo alle Olimpiadi un giorno?
“Quando si conduce al massimo livello una campagna di Coppa America è difficile riuscire a fare più di due cose in una volta. Penso anche che ci stiamo concentrano su una cosa che è molto spettacolare. Le Olimpiadi sono fantastiche tuttavia si corrono con barche che il pubblico non riconosce come le più difficili da portare”.
Chi timonerà la barca durante la Coppa? E’ in discussione il suo posto?
“Avremo due cat Ac72 in acqua e cercheremo di usarle bene per capire quale sarà l’equipaggio migliore. Noi dobbiamo vincere, senza altri obiettivi. Abbiamo velisti di gran talento, compreso Ben Ainslie che è probabilmente il velista più forte del mondo. E’ una sfida importante anche per me”.

A Plymouth il secondo evento delle World Series della America’s Cup. Segue Cascais, avvenuto in pieno agosto. La novità per il popolo della Coppa America sono stati come sappiamo i catamarani con la vela rigida alare, una riduzione del mostruoso (per dimensioni) BMW Oracle che ha vinto nel febbraio 2010 cui è seguita la decisione di Russell Coutts di proseguire per quella strada. I velisti “tradizionali” hanno fatto una bella polemica sul fatto che si cambiava radicalmente il modo di fare le regate, per loro era anche un problema di mera disoccupazione: la paura del cambio generazionale, l’incertezza di un programma che è ancora da definire nei dettagli, cambiato più volte. Ma il vero problema della crisi della Coppa non è stata la scelta delle barche, quanto proprio questa difficoltà a definire un calendario credibile di eventi. Se si rileggono le intenzioni di un anno fa sembrava che senza un budget di 80 milioni non fosse possibile entrare in gioco. Adesso bastano 25 ben spesi per arrivare in semifinale e si partecipa al gioco degli AC 45 con 5/6.  
Curiosità delle differenze? Tanto per dare una misura, la vecchia Luna Rossa portata da diciassette uomini faceva al massimo, in condizioni normali, dodici nodi. Questi catamarani di tredici metri vanno abitualmente al doppio e possono raggiungere i trenta con facilità. Difficile seguirli con il gommone, gli arbitri in acqua usano delle moto d’acqua per essere più rapidi e le decisioni vengono prese con l’aiuto delle immagini in televisione e comunicate via radio, poi capita che le luci rossi di bordo siano guaste e gli equipaggi non si accorgano delle penalità nella confusione. Il pubblico non si accorege delle proteste perchè non c’è più la plateale alzata di bandiera su cui indugiava la camera on board.
La novità dunque sono le barche, ma quello che tutti si aspettavano era anche il cambio generazionale. In tanti hanno pensato che fossero i giovanissimi i nuovi eroi del timone: riflessi freschi, agilità, voglia di vincere. Mica vero: i vecchi leoni del match race sono andati a scuola di catamarani e hanno imparato presto. Della serie il talento non è acqua, chi è bravo resta bravo. Così i più efficaci restano i soliti noti: Dean Barker timoniere di Emirates Team New Zealand, James Spithill con Oracle, Terry Hutchinson di Artemis. Anche il datato Russell Coutts è riuscito a entrare in semifinale, mostrando agilità e nervi saldi con il suo equipaggio di cinquantenni. In realtà smetteranno per far posto a un equipaggio giovane. Quello che doveva far paura a tutti era l’espertone francese di multiscafi Loik Peyron: succede però che alla fine in qualche occasione sa sfruttare meglio la barca, ma la classifica non lo vede facilmente nelle parti alte. Insomma, quel che si capisce è che sono cambiate le barche ma che il modo di vincere resta lo stesso: organizzazione, allenamento, istinto, talento. Qualcosa di simile è successo anche con regate di altura come il giro del mondo a vela: quando sono arrivati i velisti più raffinati e tecnici usciti da Coppa America e Olimpiadi hanno chiuso la partita contro gli oceanici che pensavano di essere più marinai. Ci hanno messo meno i tecnici a diventare marinai che il contrario.
A Plymouth il pubblico ha assistito alle regate dal prato che è stato dei grandi ammiragli della Royal Navy dei secoli scorsi, dove passeggiavano in attesa di nuove campagne di guerra: il viceammiraglio Francis Drake, il pirata della regina Elisabetta e lord Howard hanno atteso qui la marea giusta per scatenare la flotta reale contro la Grande Armada, poi demolita dalle navi incendiarie, dalla tempesta e della ferocia degli irlandesi che hanno distrutto e ucciso tutto ciò che naufragava sulle loro coste.  
Il pubblico è una bella novità del nuovo formato tanto criticato: non in mezzo al mare dove neanche i binocoli bastano e per conquistare un posto in barca spettatori ci vogliono decine di euro. La televisione si capisce che fa del suo meglio e che può migliorare molto nella spettacolarità, quando i registi avranno imparato a usare le camere di bordo con più efficacia e tempismo. Le regate di match race sono state vinte da Emirates Team New Zealand, quella di flotta da Oracle – Spithill. Dopo Plymouth la flotta si sposta a San Diego per l’ultimo evento del 2011. Si ricomincia in gennaio nell’emisfero australe, con un evento a Brisbane. Si sa che al 99% scenderà in campo Luna Rossa, al momento dice solo per partecipare al circuito degli AC 45  e non alla Louis Vuitton e alla Coppa America che saranno nella primavera estate del 2013 con gli AC72, potrebbe esistere un progetto dell’ultima ora. C’è fermento per l’arrivo di altri sindacati italiani, dopo la conferma di ben quattro eventi in Italia due a Venezia e due a Napoli, che diventano un palcoscenico importante per gli sponsor italiani anche con interessi internazionali.

Era l’unico sindacato italiano iscritto alla Coppa America, dopo la rinuncia di Mascalzone Latino, ed è stato cacciato in malo modo dall’organizzazione. Il comunicato diffuso dal direttore delle operazioni di regata Iain Murray non lascia scampo a interpretazioni. ”Dopo lunghe discussioni – dice Murray – e diversi tentativi di risolvere la situazione nei tempi previsti, era stato raggiunto un accordo che imponeva allo sfidante di soddisfare certi obblighi entro questo week end e i tempi sono scaduti”. Erano giorni che il tam tam dei velisti si rincorreva: si sapeva che quelli arrivati a Barcellona per montare la barca il catamarano con vela rigida classe AC45 con cui era in programma la partecipazione alla prima regata erano tornati a casa: l’organizzazione gli impediva di prendere possesso della barca che nel frattempo era offerta ad altri potenziali concorrenti. A quanto pare il giovane sindacato italiano, che ha lanciato una sfida attraverso il Circolo Canottieri Roggero di Lauria di Palermo, non ha ottemperato tutti gli obblighi previsti per la partecipazione, quasi certo il pagamento della barca e dice radio banchina anche che la tassa di iscrizione sarebbe stata solo promessa ma mai iversata per intero. La manovra potrebbe anche essere l’inizio di una ennesima battaglia legale, soprattutto in considerazione delle affermazioni del team. “Quanto dichiarato – scrivono nel comunicato diffuso a risposta – è una interpretazione unilaterale che non ha visto coinvolta la Giuria indipendente. Venezia Challenge contesta integralmente, in fatto e in diritto, le comunicazioni e i provvedimenti presi dall’organizzazione in evidente contrasto con le procedure previste per l’esclusione dei team dal Protocollo stesso. Il management sta lavorando, mantenendo il dialogo con l’organizzazione, per dirimere le contestazioni asserite al fine di continuare con serenità le attività tecnico/sportive da tempo già avviate. Il team Venezia Challenge, presente a Lisbona, sta rispettando il programma stabilito tecnico/sportivo senza alcuna variazione”.
Quel che si sa è che gli americani hanno scritto il Protocollo con un ampio spazio di manovra e che fin dal primo momento era previsto che un sindacato sfidante potesse essere escluso. E’ stato uno dei motivi di polemica e di malcontento. La partita si gioca sulla tassa di iscrizione e sugli acconti dovuti per la barca che di fatto ne sono parte integrante secondo l’articolo 9.3 del citato Protocollo: “Entro il 10 giugno 2011, tutti i concorrenti devono stipulare un accordo con ACRM per l’acquisto di almeno un AC45, e devono aver pagato l’iscrizione con un deposito non rimborsabile di ACRM. Se un concorrente non è in grado di farlo cessa di essere ammissibile all’evento e a tutti i diritti ai sensi degli Articoli 5, 27 e 41”.
Venezia Challenge, che era già nei guai con la città di Venezia per l’uso del nome della città con la previsione di cambiare, tocca l’onere di dimostrare che le date sono state rispettate: senza la regolarità delle quote non si può accedere alla condizione di vero “sfidante” o iscritto al circuito AC 45 e quindi l’intervento della Giuria indipendente non sembra necessario. C’è un però… nei comunicati ufficiali Venezia è citato più volte come sfidante ufficiale e il Protocollo prevede che possano esistere “late entry” cioè iscritti in ritardo. Anche per questo finora c’era stato un margine di discrezionalità che Russell Coutts (lo skipper di Oracle e in questo momento uomo di riferimento) sembra non voler più applicare nei confronti di Venezia Challenge ma che ha usato per altri. Sintomo di una antipatia reciproca, costruita nelle scorse settimane e di qualche posizione non digerita da Coutts che in realtà sta facendo di tutto per portare almeno dieci barche della classe AC45 a Cascais dove iniziaranno gli eventi del primo campionato della nuova classe. L’Italia corre il rischio di restare senza un sindacato che la rappresenti, dall’83 siamo mancati solo una volta dove era prevista una selezione sfidanti, nel 95 a San Diego quando la crisi economica era più stretta. Nell’88 e nel 2010 le sfide erano chiuse a due soli team, con un solo challenger. Venezia Challenge sperava in un finanziamento del Ministero dell’Agricoltura e stava lavorando con altri sponsor e con sistemi di finanziamento che coinvolgevano il Web, l’interesse del pubblico. Adesso gli “orfani”, difficile che Venezia Challenge possa davvero tornare in lizza per come sono messe le cose, sono in cerca di un salvataggio. Qualche cosa potrebbe succedere. Si sa che Luna Rossa ha una mezza intenzione di partecipare al circuito dall’anno prossimo. Anche Azzurra potrebbe risvegliarsi e qualcuno potrebbe capire che arrivare alle semifinali non è mai costato così poco.