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Terzo giorno per il Louis Vuitton Trophy La Maddalena, il terzo della serie dopo Nizza e Auckland. La giornata comincia con una bella cartolina: il bacino del vecchio Arsenale che si fa sempre più vivo, decorato dalle vecchie barche con le vele latine tipiche dei mari della Sardegna, con l’isola sempre più in festa e vicina al grande evento. Al terzo giorno i dieci concorrenti cominciano a sentirsi davvero in regata e a riscoprire il mare della Sardegna. E oggi giornata di gran sole, con un rinvio delle regate fino al primo pomeriggio. Le regate, organizzate dalla Lega Navale sezione La Maddalena sono cominciate attorno alle tre, dopo una serie di salti di vento che hanno costretto il Comitato diretto da Peter Reggio a un gran lavoro prima di assicurare il via alla prima regata. Prima partenza tra Team Origin e BMW Oracle, la barca americana, la più attesa dopo la vittoria della Coppa America a Valencia in febbraio, nel corpo a corpo ha preso una penalità, poi è costretta a inseguire per tutta la regata senza grande efficacia incassando la seconda sconfitta con un distacco di un minuto e tre secondi. Per gli inglesi di Team Origin è la prima vittoria dopo un avvio incerto, vittoria che rida fiducia a un equipaggio carico di titoli e medaglie. La seconda coppia di barche in regata è quella tra Synergy e All4One. L’equipaggio russo, condotto dal timoniere polacco Karol Jablonky riesce a restare vicino agli avversari per tutta la regata e gioca la carta vincente al cancello della poppa, dove Synergy riesce a guadagnare la destra, che da un grande vantaggio, vincendo con trentaquattro secondi sull’avversario.

Ma l’incontro più atteso del giorno è quello tra Azzurra e Luna Rossa, anche il terzo incontro diretto tra le barche italiane. Si tenta una prima partenza con il vento che continua a cambiare direzione. Ed Baird porta Luna Rossa in una bella posizione, controlla Azzurra nel primo tratto di bolina, poi però il Comitato decide di rinunciare alla regata e richiama le barche per un salto eccessivo del vento. Quando si ricomincia ancora una volta Ed Baird sembra in grado di controllare Francesco Bruni. La prima bolina è vero match race, con uno scambio di favori e di virate ravvicinate che tiene con il fiato sospeso. Le due barche girano la boa vicinissime e Azzurra attacca subito Luna Rossa che non riesce a difendersi. Decisivo il passaggio al cancello di poppa: i due avversari sono praticamente pari, ma Luna Rossa inizia la bolina a destra, Azzurra a sinistra. Per Azzurra il vento è migliore, Bruni porta bene la barca e Azzurra passa solidamente in testa conquistando la prima vittoria del Louis Vuitton Trophy La Maddalena. Luna Rossa, dopo la sconfitta subita contro Mascalzone Latino Audi Team, resta a secco di punti.

Nell’altra regata Artemis batte Aleph per un minuto e 12 secondi, una regata a senso unico, con la barca di Paul Cayard sempre al comando.

Si è regatato fino a tardi e il pubblico italiano ha atteso l’incontro tra Mascalzone Latino Audi Team e All4One. Dopo una partenza a favore della barca italiana l’evento chiave del match è al termine della prima bolina, quando dopo un match race serrato Gavin Brady si avvicina troppo all’avversario che stava arrivando con diritto di rotta e subisce l’intervento dei giudici in acqua che lo penalizzano con “bandiera rossa” ovvero con l’obbligo di effettuare la penalità immediatamente per ristabilire le posizioni precedenti alla protesta. Per Mascalzone Latino è sostanzialmente la fine della regata, costretto ad inseguire senza possibilità di recupero.

Nell’altra prova della sera Emirates Team New Zealand ha battuto i francesi di Aleph, protagonisti imbattuti fino a questo momento. I neozelandesi hanno sempre controllato l’avversario usando la loro tattica abituale, concreto controllo senza lasciar spazio a fantasie.

L’incontro della giornata per il pubblico italiano è toccato a Mascalzone Latino Audi Team e Luna Rossa,  al debutto con la nuova configurazione con al timone Ed Baird e in equipaggio un mix di velisti che hanno partecipato alle campagne precedenti e nuovi inserimenti. Mascalzone naviga sotto i fari: è il team ospitante e ha già vinto una regata contro Azzurra, per Luna Rossa la regata era una prima assoluta.
Fin dalla partenza si è avuta la sensazione che su Luna Rossa ci fosse un equipaggio ben rodato e in grado di competere al massimo livello. E infatti Baird e compagni hanno messo la prua della loro barca oltre la linea di partenza dalla parte giusta, navigando in vantaggio con l’avversario. La barca di Patrizio Bertelli è rimasta al comando per tre lati, amministrando bene il suo vantaggio iniziale e controllando i Mascalzoni.

In cerca della mossa giusta per ribaltare la regata a loro favore. Scelgono il mitico gybe set, ovvero la manovra con cui si stramba sulla boa issando il gennaker sulla nuove mura. Complessa e costosa in termini di velocità. Ma anche una scelta obbligata per chi è dietro e cerca nel cappello un coniglio bianco. Le barche si allontanano tra loro: i tattici annusano l’aria con la speranza di trovare la raffica giusta. Mascalzone non si infila nel buco d’aria che aveva rallentato Luna Rossa e consentito di avvicinarsi all’avversario e invece naviga pulito verso l’arrivo. Sul traguardo il vantaggio di Mascalzone è di soli cinque secondi, che servono a conquistare il suo secondo punto del Trophy. Per Luna Rossa il debutto cambia colore, anche se l’equipaggio ha dimostrato di esserci e di non aver perso smalto nel portare la barca. Quello di Luna Rossa non è un errore ma una scelta obbligata nelle condizioni di vento debole e Mascalzone Latino Audi Team ha fatto l’unica scelta che, come è successo, gli ha consentito il sorpasso, deciso dal vento.

Non bene Azzurra, che per il secondo giorno incassa una sconfitta poco piacevole: finora oltre tutto l’equipaggio di Francesco Bruni era stato tra i migliori a interpretare le giornate di vento debole, come quando ha vinto a Nizza. Oggi nella prova contro All4One, la squadra franco tedesca condotta da Jochen Schumann e Sebastien Col dopo una buona partenza è finita dietro e non è mai stata in grado di arrivare a toccare la coda dell’avversario, che ha vinto con un vantaggio di 20 secondi.

Il risultato sensazionale è quello ottenuto da Aleph contro BMW Oracle Racing, il defender della Coppa America, portato da James Spithill non è stato in grado di controllare fino alla fine i francesi, che hanno vinto una bella regata con un vantaggio di 28 secondi.   Per i francesi che già ieri si erano dimostrati molto più in forma che negli eventi precedenti è una bella prova mentre per lo squadrone americano, che a dire il vero per molti mesi non si è mai allenato sul monoscafo, mentre era impegnato a costruire la sfida per la Coppa America c’è da mettere a punto qualcosa.

Senza storia la quarta regata della giornata tra Artemis e TeamOrigin, Paul Cayard e Terry Hutchinson hanno condotto una prova molto lucida e al contrario Ben Ainslie e Iain Percy non hanno trovato la marcia giusta. Il distacco alla fine è di 46 secondi.

Il Louis Vuitton Trophy La Maddalena è iniziato con due sole regate. Il vento purtroppo si è fatto attendere e dopo le giornate di allenamento in cui il Mistral ha soffiato rabbioso è arrivata la bonaccia. La prima regata in programma era quella tra la francese Alpeh, portata da Bertrand Pacé, e TeamOrigin, equipaggio inglese con timoniere Ben Ainslie e tattico Iain Percy. Gli inglesi hanno condotto tutta la prima bolina, girando la prima boa con un piccolo ma utile vantaggio. Poi lungo la poppa hanno fatto un pasticcio con il gennaker e i francesi sono passati in corsia di sorpasso e vinto la regata con un vantaggio di 1’ 04”.
Il secondo match era molto più interessante per il pubblico italiano: Azzurra contro Mascalzone Latino Audi Team. Praticamente un derby.  La storia di questo primo incontro è però, purtroppo, presto detta: Azzurra in partenza fa un pasticcio con il cronometro ed entra nel box in anticipo. Quando l’equipaggio se ne rende conto e cerca di fermare la corsa dello scafo è troppo tardi e la prua taglia la linea con qualche secondo di anticipo. Dopo, nei cinque minuti cruciali, non riesce comunque a restituire la penalità a Gavin Brady che porta Mascalzone Latino Audi Team in posizioni rischiose per le possibilità di contatto ma che poi si rivelano vantaggiose al momento della partenza. Mascalzone conduce tutta la regata con un solo momento di incertezza, quello al passaggio del cancello di poppa, quando sceglie la boa a destra ma nel girare rallenta molto mentre Azzurra precipita sull’altra boa molto veloce. In bolina le due barche si separano di quasi un miglio ma quando convergono nuovamente ha ragione il Challenger of Record, saldamente al comando. La regata finisce con i padroni di casa, Mascalzone è host team, che tagliano con un vantaggio di 2’ 27” su Azzurra.  

Racconta Gavin Brady, timoniere di Mascalzone Latino Audi Team: “Azzurra è un equipaggio pericoloso con cui regatare con vento debole, lo hanno provato a Nizza lo scorso anno. Oggi siamo stati in grado di reagire bene alla difficoltà delle condizioni, quando andavano prese decisioni importanti. Il vento era molto leggero con salti di 20 gradi e variazioni di velocità di tra nodi. L’equipaggio è rimasto molto calmo e concentrato. Questo è un segno del fatto che la squadra comincia a crescere insieme. Una prima vittoria importante, che ci fa partire bene”.

Francesco Bruni, skipper e timoniere di Azzurra, spiega così la regata d’esordio non proprio felice: “Non è stato certo il modo migliore per iniziare questa serie, ma il match è stato aperto dall’inizio alla fine, questa è la cosa più importante. Il bilancio della giornata è comunque più positivo che negativo e ne trarremo un insegnamento importante. Peccato per il punto perso, ma non è la fine del mondo. In pre-partenza abbiamo creduto un po’ troppo negli strumenti che ci davano in ritardo sull’entrata. Hanno bisogno ovviamente di calibrazione, di solito vengono controllati con l’occhio, in quel momento non l’abbiamo fatto: un po’ errore umano un po’ errore della macchina. La penalità di per sé non è tanto importante quanto il fatto che psicologicamente ti fa partire un po’ in affanno. Poi Brady si è preso un grosso rischio facendosi agganciare da noi da dietro, gli umpire hanno alzato due la bandiera verde e questo fa parte del gioco: se avessero preso una decisione diversa, l’esito della partenza sarebbe stato molto differente. Bravo l’equipaggio di Mascalzone Latino che ha fatto un ottimo lavoro”.

Si comincia. Finalmente. Alle dieci di sabato il Comitato di regata alza le bandiere che segnano l’inizio della prima prova del Louis Vuitton Trophy La Maddalena, che si annuncia come una delle più grandi manifestazioni di vela del panorama internazionale. Il maestrale che ha soffiato forte nei giorni scorsi si è attenuato e questa sera ci sarà la cerimonia di apertura con l’alzabandiera e il sorteggio che assegna i turni di regata. In acqua ci sono i dieci team più forti del mondo: il recente vincitore della Coppa America BMW Oracle di fronte al Challenger of Record Mascalzone Latino Audi Team, che è anche host team dell’evento. Azzurra e Luna Rossa, nomi che suscitano emozione per le loro avventure passate. E poi Aleph, All4One, Artemis, Emirates Team New Zealand, Team Origin, Synergy. Le regate proseguiranno per due settimane di vela intensa e al massimo livello, match race su un percorso breve che valorizza soprattutto le abilità degli equipaggi in partenza e durante le manovre. Per le regate sono utilizzate quattro barche costruite secondo la regola ACC, due sono fornite da BMW Oracle Racing e due da Mascalzone Latino. Racconta Bruno Troublé, uno degli inventori della manifestazione: “Il Louis Vuitton Trophy sta diventando un po’ l’anticamera, il preambolo ideale dell’America’s Cup. Anche sul piano sportivo è il miglior modo, per gli equipaggi, di battersi ad armi pari. E sono soddisfatto per il luogo dove mi trovo. Da Nizza il Trophy è cresciuto, abbiamo team fortissimi, è arrivato BMW Oracle Racing. I dieci team hanno le stesse possibilità di vincere e le barche sono equalizzate alla perfezione”.

Vincenzo Onorato, uomo di mare prima di ogni altra definizione, è il presidente di Mascalzone Latino Audi Team, che a La Maddalena è la squadra ospitante: “La prima volta che ho visto l’Arsenale ero ragazzo ed è stata mia l’idea di portare qui le regate, la naturale evoluzione del luogo dopo l’impiego militare. E’ una grande emozione incontrare Defender e gli altri team. Con la prospettiva della Coppa America di cui siamo Challenger of Record questi eventi devono servire per selezionare l’equipaggio, amalgamare le individualità, creare la squadra”. Onorato si esprime anche sul futuro del porto realizzato nel vecchio Arsenale: “Continuo a dire di guardarsi attorno: questo sarà il più bel porto del nord della Sardegna, destinato ad accogliere settecento barche”. Che stando alle statistiche divulgate dall’associazione di settore UCINA valgono almeno 100 posti di lavoro: si oscilla infatti da un posto ogni dieci posti barca a uno ogni quattro, secondo la taglia e il contesto. Per La Maddalena dopo la partenza degli americani una grande occasione. A finalizzare la conversione, dopo i lavori parzialmente completati per il G8, sarà Mita che ha pianificato un investimento complessivo di 75 milioni di euro che riguarda il porto e strutture alberghiere a terra.

Numeri che sono stati dimenticati nelle recenti polemiche politiche che hanno acceso il panorama regionale: i fondi per il Louis Vuitton Trophy sarebbero stati distolti dalla bonifica del Sulcis, zona depressa da sempre. La regione per far partire l’evento ha preso una parte di quei soldi, un fondo che dovrebbe essere di circa 25 milioni, per far partire le regate dopo il no della Corte dei Conti. Con tutti i team a La Maddalena era difficile dire “abbiamo scherzato”. Forse, visto che si parla di una cifra tutto sommato ridicola per una regione, 2,3 milioni di euro per una manifestazione che ne vale 4,5 e che è alimentata dall’associazione WSTA, da Louis Vuitton e altri sponsor e fornitori, la regione poteva attingere a sorgenti meno “discutibili”. Resta il fatto che dopo la fregatura presa con il G8 all’isola fa bene tornare alla vita con un evento di questo calibro. Forse tra qualche giorno, immersi nell’azione, queste polemiche saranno dimenticate.

Nelle austere sale dei Musei Capitolini due vecchi amici e signori della vela hanno raccontato le loro idee per la Coppa America prossima ventura edizione 34. La foto vale la giornata: sotto la statua originale di Marco Aurelio a cavallo, di fianco alla Lupa e alla America’s Cup Russell Coutts, capo di BMW Oracle Racing e Vincenzo Onorato inventore di Mascalzone Latino ora Challenger of Record si sono stretti la mano. Se il potere ha bisogno di simboli difficile trovarne di più efficaci, molto difficile metterne assieme di migliori. Solo una abile regia politica, non è un caso che Onorato abbia scelto Club Nautico Roma per la sua sfida, poteva riuscirci.   
I due si conoscono da tempo e adesso hanno in mano il destino della massima manifestazione velica, che è anche il più antico trofeo dello sport che si disputa ininterrottamente dalla metà dell’800. Lo spettacolo era grandioso, quello che hanno detto solo importante. Ci si aspettava un poco di più: almeno che uno dei grandi dubbi che sono sul tavolo fosse sciolto. Almeno la data,  o il luogo. Russell ha raccontato tutte le buone intenzioni e confermato molte delle promesse fatte da Ellison per una Coppa fatta di spettacolo e valori sportivi. Coutts ha detto che il Defender  sta  preparando un Protocollo con lo spirito di uno sfidante. Cioè del tutto aperto a lasciare a tutti i partecipanti la possibilità di vincere.  Ha confermato  con una organizzazione autonoma e indipendente. La differenza rispetto alla gestione Alinghi dovrebbe essere soprattutto questa: non il defender che si incarica di organizzare ma un organismo condiviso tra i partecipanti. Poi barche spettacolari, che è possibile vengano addirittura provate solo ai fini dello spettacolo e delle telecamre. Al momento ci sono due studi di progettazione che stanno lavorando per fare delle proposte concrete per un monoscato e un multiscafo. Ma, come abbiamo anticipato, le voci più insistenti si concentrano su una lunghezza di ventiquattro metri con una velocità di bolina simile a quella degli Iacc ma molto più rapide in poppa. E poi regate a misura di televisione e web: tempi sicuri, barche che navigano a 5 a 35 nodi.  Gli sfidanti dovrebbero avere la loro regata di selezione secondo la tradizione della Louis Vuitton Cup inventata nell’83 ma ci saranno eventi negli anni che precedono la Coppa, che a questo punto della storia potrebbe essere a San Francisco nel 2014. Ellison sta cercando di comprare un’isola nel Golfo, Coutts non ha confermato perchè forse sperano anche loro (come è successo con Valencia) che ci sia una città diposta a spendere per ospitare la Coppa. Restano i forti interessi economici che avevano mosso Coutts a spingere per una Coppa in Portogallo. Ogni modo ci sono delle date: entro fine agosto il Protocollo, entro settembra la barca, entro dicembre le “notice of race”. Iscrizioni aperte tra il l’inizio di ottobre e la fine di gennaio 2011.
Il seguito immediato della conferenza saranno le regate de La Maddalena, Louis Vuitton Trophy, dal 22 maggio al 6 giugno, dieci team in gara. Il villaggio sarà allestito dove doveva essere il G8. Per l’arcipelago la grande vela è una ottima occasione: tra i velisti che ben conoscono il vento della Sardegna la previsione è già di uno spettacolo da ricordare. Vincenzo Onorato con il suo Mascalzone Latino sarà il team ospitante, è lui che ha propiziato l’evento: l’equipaggio arriva da tutto il mondo: sono scaltri, esperti. Duri. Il timoniere è il neozelandese Gavin Brady. Bmw Oracle con Coutts e il giovane Spithill è il team di riferimento. Gli italiani saranno tre, oltre a Mascalzone ci sono Azzurra e Luna Rossa, di cui scriviamo qui a fianco. L’equipaggio di Azzurra ha una matrice italiana: timoniere il bravo Francesco Bruni, alcuni anni passati con Luna Rossa, tre Olimpiadi su tre barche diverse: Laser, 49er, Star. Una passione incondizionata per il mare: “io sono malato di mare” è quello che dice di se. Del resto è nato a Palermo, come dargli torto. Il suo tattico è Tommaso Chieffi. Azzurra ha vinto a Nizza la prima edizione del Trophy. Completano la lista una serie di aspiranti sfidanti per la Coppa America: Paul Cayard con Artemis, bandiera svedese e timoniere americano Terry Hutchinson. Aleph arriva con lo skipper Bertrand Pace dalla Francia. Emirates Team New Zealand è probabilmente l’equipaggio più coriaceo in circolazione, perché non si è mai distratto e non ha mai fatto altro. In fondo Bmw Oracle ha avuto da vincere la Coppa America con il trimarano con vela alare… loro solo aspettare e correre. Hanno vinto in casa a Auckland. Il timoniere Dean Barker è il centro di un sistema che vince senza parlare. La forza di sapere in ogni momento cosa fare. All4One schiera Jochen Schumann e Sebastien Col, dalla Russia arriva Synergy con Karol Jablosnki, dall’Inghilterra Team Origin.

La foto è carina: sono le due barche di Mascalzone Latino in viaggio verso La Maddalena, dove saranno usate per i match race del Louis Vuitton Trophy che inzia il 22 maggio per concludersi il 6 giugno.  Numeri velici Ita 90 e Ita 99 erano tra le più veloci della edizion 32 della Coppa, soprattutto con vento teso. Raccoglievano tutta la lezione di Alinghi e per lungo tempo si è parlato della forte amicizia tra Vincenzo Onorato e Russel Coutts che avrebbe perlomeno “ispirato” alcune scelte fondamentali che sono alla base dei progetti più veloci. Per scendere in qualche dettaglio tecnico la estremità molto piene e sezione maestra, quella al centro della barca, molto magra, con una immersione del corpo canoa molto ridotta. Scelte fatte per allungare al massimo la “lunghezza virtuale” dello scafo, ovvero della lunghezza d’onda sentita dall’acqua. Un sintomo è la prua molto gonfia di queste barche, è come se la barca potesse proseguire per qualche metro oltre il punto che tocca l’acqua. Con quei profili (che non sono una novità assoluta, si usavano su piccole barche come Son of a Gun o il Rivetto una ventina di anni fa) aumenta un poco la resistenza al confronto di una “lama” ma questo viene compensato da una maggiore velocità massima.
I due Mascalzoni viaggeranno assieme alle “sorelle” arrivate dalla Nuova Zelanda BMW Oracle Racing, team americano detentore dell’America’s Cup, e a tutta l’attrezzatura necessaria alla logistica delle regate.
Nel ruolo di team ospitante Mascalzone Latino Audi Team fornirà all’organizzazione non soltanto le proprie imbarcazioni sulle quali si alterneranno i 10 equipaggi in gara, ma anche il servizio di veleria. E con il vento che può soffiare sul campo di regata, a sud dell’isola nella zona prossima alle Saline, il lavoro può essere molto.

C’era attesa per la giornata finale del Louis Vuitton Trophy di Auckland. Sul cammino verso la vittoria finale di Emirates Team New Zealand c’era ancora una prova da disputare contro Mascalzone Latino Audi Team, necessaria dopo un cambio di programma in attesa del vento. Anche la finale infatti si è corsa al meglio di tre sole prove. Questo cambio per la barca italiana ha significato trovarsi davanti all’avversario più temibile con un solo match per poter sopravvivere e conquistare la vittoria. Insomma, per Gavin Brady e il suo equipaggio era necessario vincere e per farlo importante partire bene e davanti, tenere i kiwi dietro per tutta la regata. Ad Azzurra nella seconda prova non è bastata una penalità a favore per portare a casa il risultato.

Si fa in fretta a raccontare la regata: dopo una scaramuccia in partenza che poteva portare a una situazione simile a quella di ieri, con la barca italiana in difficoltà. Brady invece di insistere a destra vicino al comitato, che anche era il posto scelto da Dean Barker per partire, si lancia sulla sinistra del campo. Non gli è basta un primissimo salto di vento favorevole però a prendere decisamente il comando. Poco dopo è inseguitore dei padroni di casa: si è aperta una cicatrice di un paio di lunghezze, da chiudere per ricominciare a sperare. Si sale di bolina: poco vento, macchie di raffiche sull’acqua. Per navigatori e tattici è un gran rebus. Navigare bene è una questione di particolari, si gioca tutto su distanze molto piccole. Ma Mascalzone rimonta in maniera formidabile quel distacco e arriva a conquistare una posizione forte, da cui può impedire a New Zealand di virare verso la boa. Ma i kiwi conoscono fin troppo bene il gioco e le loro barche. Dean “Dino” Barker posa gli occhi di velluto sull’avversario, lo misura. Guarda appena il tattico Ray Davies e il trimmer del genoa. Inutile dire cosa succede, la sua barca comincia ad alzare la prua. Si dice, con queste barche, navigare in modo alto. Per Mascalzone è troppo alto, è come se Emirates Team New Zealand fosse tirata su verso la boa della bolina da una cremagliera. Virano contemporaneamente ma quando tutti si aspettano che Gavin Brady passi all’attacco portando in dial up i kiwi si capisce che nella virata ha perso l’occasione per farlo. E li finisce la regata e si consolida il risultato. Il lungo inseguimento di Mascalzone non serve a nulla. Dean Barker si volta soddisfatto e qualche metro prima della linea del traguardo stringe la mano al piccolo Ray Davies, che tra le tante virtù ha anche quella di suonare la chitarra elettrica con l’energia di un liceale.

Quando le barche rientrano è festa grande, grande rispetto per Mascalzone Latino Audi Team, primo dei battuti, ma i festeggiati sono loro, i padroni di casa. Grant Dalton, l’uomo di ferro del team, è contento “siamo soddisfatti perché questa vittoria significa che il nostro equipaggio è sopravvissuto alla grande incertezza creata attorno alla Coppa America dalla lunga battaglia legale. Siamo ancora forti e cominciamo a lavorare subito per la prossima edizione. Voglio ringraziare Louis Vuitton che l’anno scorso ha creduto in questa manifestazione quando abbiamo messo a disposizione le nostre barche”.

Per Azzurra e Mascalzone Latino Audi Team il risultato del Louis Vuitton Trophy è molto positivo, si sono dimostrati in grado di combattere al massimo livello.

Dice il Ceo di Mascalzone Francesco Aversano: “Siamo venuti in Nuova Zelanda con un equipaggio tutto nuovo. Non eravamo rodati come gli altri. Abbiamo avuto un inizio difficile. Dopo due sconfitte però abbiamo iniziato una serie di sette vittorie che ci hanno portato prima alla semifinale, poi alla finale. E’ stata un’esperienza molto importante, che ha permesso di amalgamare un team fatto di grandi campioni”.

Buona esperienza anche per Riccardo Bonadeo, commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda: “sono molto orgoglioso dei ragazzi che hanno dimostrato di saper affrontare con determinazione qualsiasi condizione, difendendosi benissimo dai temibili padroni di casa di Emirates Team New Zealand. Azzurra è cresciuta molto sotto il profilo tecnico e la squadra è unita, forte e concentrata sugli obiettivi che ci siamo posti quando abbiamo rilanciato Azzurra lo scorso ottobre, una squadra con una pura identità nazionale. Qui ad Auckland ed è ambasciatrice dell’eccellenza italiana nel mondo. Spero che le imprese sportive di Azzurra possano essere un forte incentivo per lo sport della vela in Italia e che Francesco Bruni e i suoi ragazzi possano ispirare tanti nuovi giovani velisti”.

L’appuntamento con il terzo evento del Louis Vuitton Trophy è alla Maddalena, dal 22 maggio al 6 giugno, agli otto team che hanno partecipato a questo evento dovrebbero aggiungersi Bmw Oracle con il ritorno al timone di Russell Coutts e Luna Rossa, con Torben Grael skipper e tattico e Robert Scheidt timoniere. Un ritorno atteso che potrebbe significare anche il ritorno di Patrizio Bertelli in Coppa America con la quarta Luna Rossa.

Questa la classifica finale:

1 EMIRATES TEAM NEW ZEALAND
2 MASCALZONE LATINO AUDI TEAM
3 AZZURRA
4 ARTEMIS
5 ALL4ONE
6 TEAMORIGIN
7 ALEPH SAILING TEAM
8 SYNERGY RUSSIAN SAILING TEAM