Articoli

La Coppa America non si può disputare in Svizzera in acque chiuse e quindi Ernesto Bertarelli deve scegliere una località sul mare. La scelta cade su Valencia, una città in grande espansione e trasformazione dove si sta completando un quartiere culturale disegnato dall’architetto Calatrava. Il team di Alinghi prepara una edizione storica, per numero di partecipanti, gli sfidanti sono undici, e spettacolo. E’ la prima volta in Mediterraneo e sarà anche l’ultima edizione con le barche della classe ACC (che ha cambiato nome dopo IACC) rese più potenti con l’aumento del dislocamento a 25 tonnellate. Tre sfidanti sono italiani: Luna Rossa con Francesco de Angelis skipper e James Spithill timoniere, Mascalzone Latino con Vasco Vascotto e Flavio Favini e +39 con un equipaggio molto inglese con Iain Percy e Ian Walker.  Poi ci sono il ricostruito Team New Zealand con Grant Dalton e Dean Barker, BMW Oracle con Chris Dickson,  Shosholoza dal Sud Africa con Mark Sadler, la francese Areva con Thierry Pepponnet, la svedese Victory Challenge con Magnus Holmberg, Desafìo Espanol con al timone Karol Jablonsky e nel team Paul Cayard, United Internet Team Germany con  Jesper Bank, China Team con Luc Gellusseau e Pierre Mas.
Il vecchio porto viene popolato da tutte le basi dei team, vicine tra loro: il pubblico può camminare tra le basi che pur conservando la loro privacy lasciavano intendere il lavoro che vive all’interno.
Luna Rossa è protagonista fino alla finale Louis Vuitton Cup contro Team New Zealand, dove accede dopo aver letteralmente umiliato BMW Oracle dove Chris Dickson ha un cedimento totale simile a quello subito a Perth, altra edizione storica, contro Dennis Conner su Stars & Stripes. Mascalzone Latino è una barca molto veloce, disegnata partendo da numerosi suggerimenti di Russell Coutts sbarcato da Alinghi, ma non riesce a esprimere tutto il suo potenziale e manca la qualifica alle semifinali. +39 vive di una cronica mancanza di fondi, rallentata da una rottura all’albero in una regata di flotta che precede le selezioni.
Luna Rossa viene fermata da Team New Zealand nella finale sfidanti: i kiwi sono determinati a prendersi la rivincita dopo la sconfitta del 2003 e hanno lavorato bene. Prima di affrontare la barca italiana scelgono un assetto da bonaccia, con un bulbo particolarmente lungo (6 metri) e quindi di diametro molto piccolo, inoltre I nostri sono più stanchi, la battaglia contro BMW Oracle è stata intensa mentre i kiwi avevano scelto come avversario il più morbido Desafio.
Il match della 32esima Coppa America inizia con valori in campo molto equilibrati: Alinghi però vince per 5 vittorie contro 2, tutte conquistate combattendo duramente. La rivincita per i kiwi è rimandata.
I dramma è il dopo Coppa: Alinghi nella sua ansia di controllare l’evento senza interferenze sceglie come Challenger of Record un club con sede in Spagna nato per l’occasione la cui sfida viene resa nulla dall’intervento della Corte Suprema di New York che apre la porta alla sfida “Deed of Gift” di Larry Ellison.

 

Alan Bond, il primo sfidante che sia riuscito a strappare l’America’s Cup agli americani (nel 1983) diceva: “chi si illude che la Coppa non sia una questione economica è un ingenuo”. Bond, australiano qualche anno dopo la vittoria ha fatto bancarotta. Era stato in grado di comprare nel 1987 gli Iris di Van Gogh per le cifra più alta mai battuta per un quadro fino a quel tempo, 53,9 milioni di dollari. Cifra poi battuta con un quadro di Jasper Jones. E la Coppa che si è corsa a Bermuda non va tanto lontano da questa regola aurea. Le isole sono state scelte per il campo di regata per la loro conformazione, ma anche per gli investimenti del Governo locale sia nei confronti del territorio sia verso l’organizzazione gestita dal defender Oracle e da Acea (America’s Cup Event Authority) di cui era presidente Russell Coutts. Un totale di 77 milioni di dollari, di cui 15 per Acea, 22 per infrastrutture (che restano), più meno quello che spende un team per partecipare.

Misurare il beneficio per le isole che sono considerate il luogo più costoso del mondo non è facile. Una bottiglia di acqua neozelandese o anche uno dei nostri marchi costa al supermercato quasi tre dollari, una mela un dollaro e mezzo. Il tassista interrogato risponde “è andata bene, quasi tutti hanno avuto qualcosa, è arrivato qualche migliaio di persone”. Altri pareri non coincidono, qualcuno scrive di alberghi che non si sono riempiti di tifosi e pubblico ma dei soliti turisti in cerca di spiagge.  Alle Bermuda abitano 65000 persone, e lo spostamento di qualche migliaio di persone che in una grande città di mare farebbe sorridere qui diventa sensibile. Nei giorni migliori degli eventi organizzati a Napoli si è arrivati a contare 50/60 mila persone presenti sul lungo mare, e non era vera Coppa America.   ACEA ha cercato di portare a casa denaro ovunque, dai diritti Tv ai biglietti. La produzione Tv meravigliosa per un evento di barche, cui sono dedicate 120 persone come a San Francisco. Tuttavia l’operazione è riuscita parzialmente, i dati di pubblico presente fisicamente sono molto modesti: il villaggio è pieno la sera quando ci sono i concerti e i Dj set che di giorno durante le regate. In molti casi i telespettatori hanno preferito rinunciare alle dirette tv per non pagare gli abbonamenti, anche alle app per tablet. Come ha dichiarato Matteo de Nora Team Principal di ETNZ in una intervista il problema della diffusione Tv diventa cruciale per assicurare pubblico alla manifestazione.

C’è anche un retroscena difficile da verificare ma di cui si parla con una certa insistenza. Il board dei director di Oracle avrebbe pregato Larry Ellison di spendere meno per la Coppa e lui stesso si sarebbe un poco annoiato del giocattolo e avrebbe detto ai velisti “cercate di essere autosufficienti”, ovvero pagate le spese con l’organizzazione e gli sponsor. Questa posizione potrebbe ragionevolmente spiegare anche la perdita di competitività del team velico e la sconfitta che si prospetta, ma non si spiega con il patrimonio personale stimato di Ellison in 50 miliardi e la sua natura di padre padrone dell’azienda. Per Emirates Team New Zealand  è facile spendere poco: sono abituati all’economia da sempre, la loro campagna vincente del 1995 è stata una delle più misurate della storia, e da allora è difficile che il denaro esca dal portafoglio senza motivo. Il team kiwi è sostenuto da tutta la nazione, in altre edizioni il Governo è intervenuto direttamente perché ha capito, purtroppo solo dopo aver perso nel 2003, che la Coppa significa avere un driver per l’economia del paese dove l’industria nautica che vale circa 1 miliardo di euro è tra le prime del paese e il turismo aveva goduto di una accelerazione, così come gli investimenti edilizi a Auckland. Una situazione completamente diversa, per interessi e dimensioni, da quella che si vive a Bermuda.

Per il dream team americano invece non avere denaro a fiumi diventa presto soffocante. E’ anche qualcosa di insito nei caratteri delle due nazioni. Quanto hanno speso? Sono stime ma ragionevoli: 50 milioni di dollari per i neozelandesi, 90 milioni di dollari per gli americani. Cifra simile per gli svedesi di Artemis. Solo gli inglesi di Land Rover BAR, guidati da sir Ben Ainslie si possono considerare i grandi battuti della edizione 35 della Coppa hanno speso di più dichiarando un budget di 110 milioni, di cui circa 60 raccolti tra gli sponsor maggiori, una ventina dalla città di Portsmouth che ha messo a disposizione base e strutture, più le donazioni degli stakeholder tra cui numerosi lord e sir. Gli altri sindacati ovvero i francesi di Groupama, i giapponesi di Softbank Team Japan, più o meno valgono 30 milioni e sono stati sostenuti da Oracle stesso con forniture di design e materiali. Uno dei quesiti per la prossima edizione è proprio come non perdere partecipanti, come riuscire a mantenere alto il livello di attenzione. C’è chi sogna le grandi edizioni della Coppa: 87 in Australia, 92 a San Diego, 2007 a Valencia, con tante squadre interessi ed eventi. La ricetta o la responsabilità  è in mano al prossimo vincitore.

La novità di questa edizione è che il fortissimo Team New Zealand dopo la difesa del 2000 si è dissolto per le lusinghe economiche che arrivano da tutto il mondo, per anni i kiwi hanno guadagnato poco pur di vincere ma adesso arrivano ingaggi sostanziosi. Un nucleo di quattro uomini d’oro ha seguito Russell Coutts in Svizzera: Ernesto Bertarelli li ha voluti per la sua sfida che chiama Alinghi, è un giovane imprenditore a capo di una industria farmaceutica, molto appassionato di barche che era stato spettatore nel 2000.  Molti altri kiwi sono finiti in America da One World, un sindacato molto forte dove Peter Gilmour ha scelto per timoniere il giovane James Spithill, la sorpresa del 2000.  Il giovane Dean Barker, allievo di Coutts, è rimasto fedele alla nazionale della vela mentre Tom Schnackenberg, un geniale velista e progettista gestisce l’organizzazione, però non saprà inventarsi anche manager.  Patrizio Bertelli ha deciso per il ritorno di Luna Rossa, la vittoria della Louis Vuitton Cup alla prima partecipazione è un grande successo. Bertelli ha le stesse ambizioni e purtroppo lo stesso progettista Doug Peterson che vuole vincere la sua scommessa: non copiare la prua con il ginocchio neozelandese, come invece fanno tutti. Una storia di vecchi dissapori: non vuole riconoscere che il suo partner del 1995 Laurie Davidson rimasto con i kiwi ha avuto l’idea giusta. Timoniere e skipper è ancora Francesco de Angelis, tattico Torben Grael, l’equipaggio è in gran parte confermato con qualche inserimento. Tra gli altri sfidanti debutta un altro sindacato italiano, è Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato, armatore storico dell’altura italiana. Poi ci sono Oracle Bmw con il debutto del multimiliardario Larry Ellison , lo skipper è Chris Dickson il timoniere Peter Holmberg e c’è Tommaso Chieffi alla tattica; Gbr Challenge del finanziere inglese Peter Harrison è affidata a Ian Walker, torna Stars & Stripes di Dennis Conner con Ken Read, poi la svedese Victory Challenge e di nuovo i francesi di Le Defi.
Luna Rossa è il Challenger of Record, ruolo che non le porta fortuna. Le regate della Luna infatti sono difficili, l’equipaggio è alle prese con una barca lenta e lo scopre subito demoralizzandosi, alla bravura dell’equipaggio non corrisponde un mezzo all’altezza, la sostituzione della prua e il licenziamento di Peterson non bastano a trasformarla in un purosangue. Alinghi, dove Russel Coutts ha allestito un dream team  è la vera protagonista, i suoi avversari sono One World, che verrà penalizzata per aver usato dei dati illegali e Oracle Bmw, ma gli svizzeri hanno una barca molto veloce, che riesce a superare ogni situazione di crisi con facilità. Coutts ne mostra il potenziale solo quando è indispensabile e vince la Louis Vuitton Cup con facilità. L’incontro con i kiwi è una formalità: i neozelandesi non hanno una barca affidabile e commettono troppi errori, insomma non sono pronti, cosi rompono un albero, il boma, imbarcano troppa acqua. Con il cinque a zero per Alinghi la Coppa parte per Ginevra, verso lo storico rientro in Europa. Il Bertarelli decide di proporre una gara per definire la città che ospiterà la prossima edizione e alla fine sceglie Valencia.

La favola di Alinghi dura da dieci anni e potrebbe continuare. E’ iniziata quando Ernesto Bertarelli si è reso conto che poteva avere a disposizione i velisti più forti del mondo: lo skipper Russel Coutts e i suoi fedelissimi erano in rotta con la gestione di Team New Zealand, volevano guadagnare quanto gli altri atleti. Avevano appena battuto Luna Rossa, con una superiorità schiacciante. Bertarelli era un giovane che aveva provato a vivere la vela e che conosceva le regate e finì con il pensare “sono giovane, ma devo provare adesso a vincere la Coppa America. E’ l’equipaggio più forte che esiste e non avrò un’altra occasione come questa”. Naturalmente aveva ragione a fidarsi di Coutts: nel 2003 ha sbaragliato il campo portando la Coppa in Europa. I kiwi sapevano creare barche una generazione avanti. Il dominio di Alinghi è stato consistente fino al 2007, quando pur con un team con i capelli grigi e senza Coutts lasciato a casa per motivi mai spiegati fino in fondo. vinceva sempre. Dice bene Bertarelli, e i suoi errori di impostazione e gestione di questa ultima edizione non cancellano quella che lui chiama: “ Una storia fantastica nell’America’s Cup. Abbiamo vinto e difeso la Coppa organizzando belle regate a Valencia. Anche la 33a America’s Cup con questi giganteschi multiscafi sarà ricordata per sempre come un evento davvero unico, speciale e straordinario. Alinghi ha sempre avuto l’obiettivo di vincere, ma per vincere bisogna anche accettare il rischio di perdere. Fa parte del gioco. Quello dell’America’s Cup è un gioco duro e spietato. Noi dobbiamo accettare il fatto che il nostro avversario era un team che ha dimostrato di essere superiore e che aveva realizzato un prodotto fantastico, l’ala rigida, che ha messo a disposizione della loro imbarcazione una quantità di potenza incredibile”.
Dopo il silenzio e la concitazione delle ultime ore ci si interroga sul futuro. Ci sarà un nuovo Alinghi? Sarà ancora alla Coppa America o tenterà altre strade, per esempio la Volvo Ocean Race, qualche record attorno al mondo? E’ difficile ripartire da zero, affrontare un Coppa da sfidante come gli altri senza poter scrivere le regole, dopo un passato così ricco di successo. Forse con un poco di pragmatismo si può pensare a un nuovo orizzonte, e il mare ne offre molti. Quello che sembra sicuro è che: “Alinghi continua comunque a essere una squadra formidabile con valori molto forti, uno spirito determinato e una competitività altrettanto forte. Noi aspetteremo di capire quali saranno le nuove regole dell’America’s Cup. Prenderemo in considerazione anche altri eventi dove poter continuare a dimostrare quello che abbiamo già dimostrato così a lungo in passato. Difenderemo i nostri colori in giro per il mondo sulle più belle imbarcazioni possibili. Alinghi tornerà ad essere quello di sempre”. Un consiglio: faccia tesoro degli errori commessi.

“Questa regata non s’ha da fare”. Era l’ordine impartito da Ernesto Bertarelli ai componenti svizzeri del Comitato di regata. Per tutto il pomeriggio gli spettatori hanno aspettato il via, guardando le barche da crociera, anche quelle pesanti, che riuscivano a navigare con una certa agilità dentro la zona del via. Moderno Rodrigo, Bertarelli aveva deciso di proseguire nella sua politica fatta di ostacoli e ritardi per cercare, con una soluzione evidentemente diversa da quella di una regata di poco vento, per chiudere la partita o tenere la Coppa. Sul cielo di Valencia era in arrivo una perturbazione e freddo: saltando la regata conclusiva si sarebbe andati avanti di una settimana e forse più uscendo dai giorni del programma e aprendo un contenzioso su quando e come proseguire le regate. In altre date? Con una nuova ala o nuove vele? L’eroe è il presidente del Comitato, guarda caso neozleandese, Harold Bennet, che in questi giorni era già stato accusato di “collusione” con il clan svizzero. Bennet ha deciso che la regata sarebbe partita vicina al tempo limite ed è riuscito a farlo nonostante ci fosse sulla sua barca gente che non voleva muovere le bandiere. Lui ha ordinato di farlo a un poliziotto spagnolo presente sulla barca e l’osservatore di Bmw Oracle Tom Ehman.
Nella certezza che la regata non ci sarebbe stata il timoniere Bertarelli ha gigionato sulla linea di partenza finendo per fare quello che neanche al campionato invernale i velisti a vele bianche fanno: essere dalla parte sbagliata della linea. Quando era il momento di entrare nel box Alinghi era a mezza linea ha dovuto raggiungere il comitato e perdersi in una virata lentissima lasciando che Bmw Oracle navigasse dove gli pareva. Alinghi era “giallo” e poteva entrare, come ha fatto nella prima prova Bmw Oracle, con il diritto di precedenza. Era certo che a notte quasi fatta non si partisse davvero, dopo un pomeriggio passato melina a centro campo. Arroganza? Si, la solita. Quella che ha armato il giustiziere americano e l’onesto commissario neozelandese. A quanto pare ci saranno dei passi ufficiali nei confronti degli svizzeri ribelli quando tutta quasta storia troverà un assetto “ufficiale”.

Nella foto il presidente del Comitato Harold Bennet. Esperto neozelandese.

Game Over. Due parole che sintetizzano bene i dieci anni di presenza in Coppa di Ernesto Bertarelli e dei suoi Alinghi. Ha vinto la Coppa nel 2003 usando l’anima di Team New Zealand Russel Coutts. Ha difeso nel 2007 e ha perso nel 2010 contro l’americano Larry Ellison e il suo Bmw Oracle in due regate secche. Gli ameriani hanno allestito una barca più rapida ma hanno anche fatto scelte più ragionevoli. Ernesto Bertarelli ha totalizzato in due partenze al timone due penalità, un primato raro a questo livello, il massimo, di regata, mentre il talentuoso James Spithill ha fatto le cose con prudenza. Nella seconda regata il francese Alain Gautier si è finalmente impadronito del timone dimostrando che almeno di bolina il catamarano svizzero può anche stare davanti al trimarano. Ma ovviamente non è bastato.
Sir Michael Fay, neozelandese inventore dello squadrone della vela che ancora domina i mari, che per la edizione del 1988 aveva allestito contro gli americani una sfida simile Coppa America ed è stato battuto dal catamarano con vela alare Stars & Stripes non ha mezze misure: “è quello che si merita, la prima volta ha vinto male (si riferisce al furto di velisti a suon di dollari) poi ha organizzato una difesa debole. Spero per lui che non torni”. Vincenzo Onorato, che con il Club Nautico Roma è il primo challenger dice di peggio “è la fine di una lunga notte, un periodo nero per la Coppa America”. La energia che si riversa contro Bertarelli, prima i giornalisti spagnoli e poi tanti velisti, lo rendono più simpatico, forse umano. Eppure al suo arrivo era sembrato una ventata di nuovo in un mondo un poso troppo vissuto, dove le famose “giacche blu” inondavano dei loro rituali demodè lo sport. Adesso ci sarà una sorta di restaurazione e il ritorno al formato concordato per il 2003 da Luna Rossa con una commissione degli sfidanti, che Bertarelli non aveva mai voluto. Con l’arrivo di Onorato, vecchio amico dello skipper americano Russel Coutts, tornerà con ogni probabilità lo sponsor principale Louis Vuitton per la gestione degli eventi prima della Coppa, di cui quasi certo uno a Napoli, dopo quello che sarà alla Maddalena in maggio, o comunque in Italia. Bmw Oracle ha mostrato una sicurezza incredibile, da citare gli italiani nel team, che sono tra i pochissimi ad aver vinto la Coppa, dopo Cicco Rapetti e Lorenzo Mazza con Alinghi. Sono Matteo Plazzi navigatore, Simone De Mari pitman (aiuto prodiere) e nel tema design e gestione Max Sirena, Mario Caponnetto e Francesco Binetti Pozzi.
Si può discutere se sia stato Ellison a vincere o Bertarelli a perdere…. Un po’ delle due cose. A Bertarelli resteranno molti rimpianti, forse soprattutto quello di non aver voluto accettare le numerose mediazioni proposte e le aperture agli sfidanti per un evento dove non fossero solo comparse. Oppure di non aver pensato al trimarano, convinto che il suo catamarano Black 41 con cui corre sul lago di Ginevra sia il meglio degli oggetti naviganti per andare forte.

Nella foto il timoniere Alain Gautier, forse se avesse timonato dall’inizio le velocità potevano essere più vicine

C’è una pace perfino surreale tra le basi della Coppa America. Gli Svizzeri di Alinghi hanno perso la parola e i campanacci, le bandiere, i cani colorati e la voglia di vincere. Ernesto Bertarelli si è presentato alla conferenza stampa con il pallore della sconfitta. Ha detto “manca ancora una regata” quasi dimenticando che per Bmw Oracle la regata di domenica è match point ma che si potrebbe anche ribaltare il risultato. Il programma insomma prevede ancora due regate. Per quello che si è visto però Bertarelli ha ragione: è quasi impossibile pensare concretamente alla vittoria a meno di incidenti e sovvertimenti di campo non previsti. Nella prima regata la superiorità di Bmw Oracle è stata concreta in tutte le andature, sia che si arrampichi di bolina verso la boa, sia che torni verso l’arrivo in poppa. E la seconda regata con il percorso a triangolo potrebbe essere ancor più favorevole ai muscoli del trimarano. Vincenzo Onorato è arrivato a Valencia in tempo per essere invitato a bordo del Rising Sun per firmare un nuovo Protocollo che tenga la Coppa lontano dai tribunali, lo ha scritto in gran parte l’avvocato Alessandra Pandarese, che ha iniziato il suo percorso in Coppa con il Moro di Venezia. MAscalzone Latino con il Club Nautico Roma potrebbe essere il primo sfidante di Bmw Oracle. I giornali spagnoli non hanno perso l’occasione per cominciare a demolire Alinghi, che tutti considerano il responsabile della situazione attuale. Durante una conferenza stampa del potenziale sindacato spagnolo hanno quasi aggredito Augustin De Zulueta, che nel 2007 si era lasciato convincere a “inventare” uno yacht club che poi non è stato considerato eleggibile com sfidante dalla Corte Suprema per gestire a senso unico le regole e gli incassi. Più di un giornalista con vigore tutto spagnolo ha alzato la voce. E oggi sui giornali stanno usando la penna come una sciabola. Forse anche troppo. Certo, alcuni errori di Bertarelli sono, erano visibili. Il suo modo di non lasciare nessuna porta concretamente aperta al “mutual consent” pure. La sua ostinazione a timonare di persona che lo ha portato a prendere subito una penalità in partenza che poteva essere, se le prestazioni fossero state vicine, determinante. Il gusto di timonare contro James Spithill, che nel 2000 era l’astro nascente di Young Australia con appena venti anni e adesso è il più temuto della flotta. Nella conferenza stampa Bertarelli, dopo due anni di Corte Suprema, ha quasi fatto tenerezza quando alla domanda “il risultato delle regate sarà l’unico risultato della Coppa” insomma ha confermato “che le regate sono il risultato della Coppa”. Dal giorno dopo insomma si può lavorare per la edizione 34 secondo i vecchi e in un certo senso collaudati sistemi. Ellison è prudente, non canta vittoria: “questa in realtà è la mia prima regata di Coppa America… e per portare a casa il risultato mancano ancora due regate”. Ma gli americani in realtà hanno sorrisi larghi come l’entrata del porto. Gli hanno “ma quando avete deciso di fare l’ala?”. Ellison ha risposto sereno “ma si, Russel mi ha fatto una mail, ne abbiamo parlato un po’”. Come a dire giocattoli. E infatti se si vede navigare il trimarano sotto la sua nave da crociera Rising Sun che misura 130 e passa metri, si comprende che per il numero tre dei ricchi l’ala è poco più di un accessorio della nave. Le previsioni del tempo per domenica sono incerte, un poco quelle della prima regata. Qui comunque vogliono tutti chiudere la partita e ricominciare.