Terzo giorno per il Louis Vuitton Trophy La Maddalena, il terzo della serie dopo Nizza e Auckland. La giornata comincia con una bella cartolina: il bacino del vecchio Arsenale che si fa sempre più vivo, decorato dalle vecchie barche con le vele latine tipiche dei mari della Sardegna, con l’isola sempre più in festa e vicina al grande evento. Al terzo giorno i dieci concorrenti cominciano a sentirsi davvero in regata e a riscoprire il mare della Sardegna. E oggi giornata di gran sole, con un rinvio delle regate fino al primo pomeriggio. Le regate, organizzate dalla Lega Navale sezione La Maddalena sono cominciate attorno alle tre, dopo una serie di salti di vento che hanno costretto il Comitato diretto da Peter Reggio a un gran lavoro prima di assicurare il via alla prima regata. Prima partenza tra Team Origin e BMW Oracle, la barca americana, la più attesa dopo la vittoria della Coppa America a Valencia in febbraio, nel corpo a corpo ha preso una penalità, poi è costretta a inseguire per tutta la regata senza grande efficacia incassando la seconda sconfitta con un distacco di un minuto e tre secondi. Per gli inglesi di Team Origin è la prima vittoria dopo un avvio incerto, vittoria che rida fiducia a un equipaggio carico di titoli e medaglie. La seconda coppia di barche in regata è quella tra Synergy e All4One. L’equipaggio russo, condotto dal timoniere polacco Karol Jablonky riesce a restare vicino agli avversari per tutta la regata e gioca la carta vincente al cancello della poppa, dove Synergy riesce a guadagnare la destra, che da un grande vantaggio, vincendo con trentaquattro secondi sull’avversario.

Ma l’incontro più atteso del giorno è quello tra Azzurra e Luna Rossa, anche il terzo incontro diretto tra le barche italiane. Si tenta una prima partenza con il vento che continua a cambiare direzione. Ed Baird porta Luna Rossa in una bella posizione, controlla Azzurra nel primo tratto di bolina, poi però il Comitato decide di rinunciare alla regata e richiama le barche per un salto eccessivo del vento. Quando si ricomincia ancora una volta Ed Baird sembra in grado di controllare Francesco Bruni. La prima bolina è vero match race, con uno scambio di favori e di virate ravvicinate che tiene con il fiato sospeso. Le due barche girano la boa vicinissime e Azzurra attacca subito Luna Rossa che non riesce a difendersi. Decisivo il passaggio al cancello di poppa: i due avversari sono praticamente pari, ma Luna Rossa inizia la bolina a destra, Azzurra a sinistra. Per Azzurra il vento è migliore, Bruni porta bene la barca e Azzurra passa solidamente in testa conquistando la prima vittoria del Louis Vuitton Trophy La Maddalena. Luna Rossa, dopo la sconfitta subita contro Mascalzone Latino Audi Team, resta a secco di punti.

Nell’altra regata Artemis batte Aleph per un minuto e 12 secondi, una regata a senso unico, con la barca di Paul Cayard sempre al comando.

Si è regatato fino a tardi e il pubblico italiano ha atteso l’incontro tra Mascalzone Latino Audi Team e All4One. Dopo una partenza a favore della barca italiana l’evento chiave del match è al termine della prima bolina, quando dopo un match race serrato Gavin Brady si avvicina troppo all’avversario che stava arrivando con diritto di rotta e subisce l’intervento dei giudici in acqua che lo penalizzano con “bandiera rossa” ovvero con l’obbligo di effettuare la penalità immediatamente per ristabilire le posizioni precedenti alla protesta. Per Mascalzone Latino è sostanzialmente la fine della regata, costretto ad inseguire senza possibilità di recupero.

Nell’altra prova della sera Emirates Team New Zealand ha battuto i francesi di Aleph, protagonisti imbattuti fino a questo momento. I neozelandesi hanno sempre controllato l’avversario usando la loro tattica abituale, concreto controllo senza lasciar spazio a fantasie.

L’incontro della giornata per il pubblico italiano è toccato a Mascalzone Latino Audi Team e Luna Rossa,  al debutto con la nuova configurazione con al timone Ed Baird e in equipaggio un mix di velisti che hanno partecipato alle campagne precedenti e nuovi inserimenti. Mascalzone naviga sotto i fari: è il team ospitante e ha già vinto una regata contro Azzurra, per Luna Rossa la regata era una prima assoluta.
Fin dalla partenza si è avuta la sensazione che su Luna Rossa ci fosse un equipaggio ben rodato e in grado di competere al massimo livello. E infatti Baird e compagni hanno messo la prua della loro barca oltre la linea di partenza dalla parte giusta, navigando in vantaggio con l’avversario. La barca di Patrizio Bertelli è rimasta al comando per tre lati, amministrando bene il suo vantaggio iniziale e controllando i Mascalzoni.

In cerca della mossa giusta per ribaltare la regata a loro favore. Scelgono il mitico gybe set, ovvero la manovra con cui si stramba sulla boa issando il gennaker sulla nuove mura. Complessa e costosa in termini di velocità. Ma anche una scelta obbligata per chi è dietro e cerca nel cappello un coniglio bianco. Le barche si allontanano tra loro: i tattici annusano l’aria con la speranza di trovare la raffica giusta. Mascalzone non si infila nel buco d’aria che aveva rallentato Luna Rossa e consentito di avvicinarsi all’avversario e invece naviga pulito verso l’arrivo. Sul traguardo il vantaggio di Mascalzone è di soli cinque secondi, che servono a conquistare il suo secondo punto del Trophy. Per Luna Rossa il debutto cambia colore, anche se l’equipaggio ha dimostrato di esserci e di non aver perso smalto nel portare la barca. Quello di Luna Rossa non è un errore ma una scelta obbligata nelle condizioni di vento debole e Mascalzone Latino Audi Team ha fatto l’unica scelta che, come è successo, gli ha consentito il sorpasso, deciso dal vento.

Non bene Azzurra, che per il secondo giorno incassa una sconfitta poco piacevole: finora oltre tutto l’equipaggio di Francesco Bruni era stato tra i migliori a interpretare le giornate di vento debole, come quando ha vinto a Nizza. Oggi nella prova contro All4One, la squadra franco tedesca condotta da Jochen Schumann e Sebastien Col dopo una buona partenza è finita dietro e non è mai stata in grado di arrivare a toccare la coda dell’avversario, che ha vinto con un vantaggio di 20 secondi.

Il risultato sensazionale è quello ottenuto da Aleph contro BMW Oracle Racing, il defender della Coppa America, portato da James Spithill non è stato in grado di controllare fino alla fine i francesi, che hanno vinto una bella regata con un vantaggio di 28 secondi.   Per i francesi che già ieri si erano dimostrati molto più in forma che negli eventi precedenti è una bella prova mentre per lo squadrone americano, che a dire il vero per molti mesi non si è mai allenato sul monoscafo, mentre era impegnato a costruire la sfida per la Coppa America c’è da mettere a punto qualcosa.

Senza storia la quarta regata della giornata tra Artemis e TeamOrigin, Paul Cayard e Terry Hutchinson hanno condotto una prova molto lucida e al contrario Ben Ainslie e Iain Percy non hanno trovato la marcia giusta. Il distacco alla fine è di 46 secondi.

Il Louis Vuitton Trophy La Maddalena è iniziato con due sole regate. Il vento purtroppo si è fatto attendere e dopo le giornate di allenamento in cui il Mistral ha soffiato rabbioso è arrivata la bonaccia. La prima regata in programma era quella tra la francese Alpeh, portata da Bertrand Pacé, e TeamOrigin, equipaggio inglese con timoniere Ben Ainslie e tattico Iain Percy. Gli inglesi hanno condotto tutta la prima bolina, girando la prima boa con un piccolo ma utile vantaggio. Poi lungo la poppa hanno fatto un pasticcio con il gennaker e i francesi sono passati in corsia di sorpasso e vinto la regata con un vantaggio di 1’ 04”.
Il secondo match era molto più interessante per il pubblico italiano: Azzurra contro Mascalzone Latino Audi Team. Praticamente un derby.  La storia di questo primo incontro è però, purtroppo, presto detta: Azzurra in partenza fa un pasticcio con il cronometro ed entra nel box in anticipo. Quando l’equipaggio se ne rende conto e cerca di fermare la corsa dello scafo è troppo tardi e la prua taglia la linea con qualche secondo di anticipo. Dopo, nei cinque minuti cruciali, non riesce comunque a restituire la penalità a Gavin Brady che porta Mascalzone Latino Audi Team in posizioni rischiose per le possibilità di contatto ma che poi si rivelano vantaggiose al momento della partenza. Mascalzone conduce tutta la regata con un solo momento di incertezza, quello al passaggio del cancello di poppa, quando sceglie la boa a destra ma nel girare rallenta molto mentre Azzurra precipita sull’altra boa molto veloce. In bolina le due barche si separano di quasi un miglio ma quando convergono nuovamente ha ragione il Challenger of Record, saldamente al comando. La regata finisce con i padroni di casa, Mascalzone è host team, che tagliano con un vantaggio di 2’ 27” su Azzurra.  

Racconta Gavin Brady, timoniere di Mascalzone Latino Audi Team: “Azzurra è un equipaggio pericoloso con cui regatare con vento debole, lo hanno provato a Nizza lo scorso anno. Oggi siamo stati in grado di reagire bene alla difficoltà delle condizioni, quando andavano prese decisioni importanti. Il vento era molto leggero con salti di 20 gradi e variazioni di velocità di tra nodi. L’equipaggio è rimasto molto calmo e concentrato. Questo è un segno del fatto che la squadra comincia a crescere insieme. Una prima vittoria importante, che ci fa partire bene”.

Francesco Bruni, skipper e timoniere di Azzurra, spiega così la regata d’esordio non proprio felice: “Non è stato certo il modo migliore per iniziare questa serie, ma il match è stato aperto dall’inizio alla fine, questa è la cosa più importante. Il bilancio della giornata è comunque più positivo che negativo e ne trarremo un insegnamento importante. Peccato per il punto perso, ma non è la fine del mondo. In pre-partenza abbiamo creduto un po’ troppo negli strumenti che ci davano in ritardo sull’entrata. Hanno bisogno ovviamente di calibrazione, di solito vengono controllati con l’occhio, in quel momento non l’abbiamo fatto: un po’ errore umano un po’ errore della macchina. La penalità di per sé non è tanto importante quanto il fatto che psicologicamente ti fa partire un po’ in affanno. Poi Brady si è preso un grosso rischio facendosi agganciare da noi da dietro, gli umpire hanno alzato due la bandiera verde e questo fa parte del gioco: se avessero preso una decisione diversa, l’esito della partenza sarebbe stato molto differente. Bravo l’equipaggio di Mascalzone Latino che ha fatto un ottimo lavoro”.

Inutile affannarsi a cercar paragoni. “Fare” il diciottesimo uomo sul BMW Oracle che ha gareggiato in Coppa America, sistemato a poppa un metro oltre il carrello della randa giusto per non essere d’impaccio, con il colpo d’occhio sugli atleti di Azzurra che agiscono con il sincronismo degli orchestrali, induce a pensare alla sinfonia n°40 di Mozart: semplice, all’apparenza, quasi elementare, al punto che la si può fischiettare radendosi la barba. Macché, quelle venticinque tonnellate di poco carbonio e tanto piombo sono come la composizione di Amadeus, un esempio di sintesi e di complessità. Dallo spartito all’esecuzione, dal computer del progettista al varo ci corre il mondo. E’ quasi  un altro progetto, un secondo varo, un’altra storia, insomma: per suonare Mozart ci vogliono anni di preparazione e talento. Come per “portare” una barca di Coppa America con la facilità di chi timona il suo “otto metri” in un giorno di brezza primaverile. Andiamo per ordine: sensazione, suggestione, emozione. La prima: è una macchina da vento, se lo produce da sola. La seconda: più che la velocità, l’accelerazione che riapre la corsa dopo una virata e una strambata, vibrando nelle fibre di carbonio con un canto sordo, secco, profondo, che sale come se un capodoglio avesse “smusato” lo scafo. E’ successo e dunque lo dico: la prima volta mi sono spaventato. Ancora, la scodata della poppa che gira come una bussola sull’ago, ma senza strattoni, è forza centrifuga pura. Un occhio al timoniere, il siciliano Francesco Bruni, l’altro al tattico, il toscano Tommaso Chieffi. Senza togliere nulla ad alcun membro dell’equipaggio, viene da dire: eccoli, il direttore d’orchestra e il primo violino. Poche parole a bassa voce, mai sopra i toni. Nulla di nuovo sotto il sole, la calma è la virtù dei forti nell’ordinario e nell’emergenza. E questa massa filante, questo cetaceo nero moltiplica la sua forza tra cielo e mare, danza, sbuffa, sgroppa, corre. Poche parole, cenni più che altro, d’intesa e subito vele grandi come campi di calcio catturano l’aria, la imprigionano, ne sfruttano le turbolenze. L’equilibrio è sinfonico, è armonia tra le leggi dell’idrodinamica e dell’aerodinamica. Un aliante rovesciato che alterna il suo respiro alle manovre. Sussurra, canta, ruggisce, declinando un sentimento espresso da ruggiti e fremiti. I display della strumentazione dicono molto, forse tutto, anche il carico dello strallo espresso in tonnellate. Ma la verità sta prima e altrove. Atleti o poeti? L’uno non esclude l’altro, è questione di orecchio e di cuore, di stomaco e di braccia. La simulazione della competizione non è gioco, è battaglia, ingaggio con parametri che ogni volta si spostano più in la. Partenze, virate, strambate, a caccia della perfezione. Una domanda: è mai stato costruito un violoncello così grande? Risposta: si, questo e gli altri che hanno raccolto il suo guanto di sfida. Il diciottesimo uomo non sogna ad occhi aperti, si affanna a immagazzinare l’irripetibile, come farebbe un astronomo se si trovasse senza preavviso a salire sullo Shuttle per vedere per la prima e unica volta non le stelle dalla Terra ma la Terra dalle stelle. Quanto è durata, l’uscita? Il cronometro dice duecento minuti. Sbaglia, ne sono certo.

Donatello Bellomo

I fatti contano più delle opinioni. E i numeri, più dei fatti. Le cifre le mette sul tavolo Stefano Zaghis, amministratore delegato della Mita di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che sta trasformando la storica enclave militare dell’Arsenale della Maddalena, in un resort di lusso.

“Il nostro impegno è robusto” sottolinea Zaghis. “Ai 65 milioni di investimento se ne aggiungono 5 per la comunicazione e altrettanti per realizzare i lavori non completati dal G8. Il summit avrebbe dovuto essere il traghettatore di tutto l’arcipelago verso un’economia che mettesse a risorsa e valorizzasse le bellezze naturali della Maddalena, che segnasse il passaggio definitivo da un’economia dalla forte presenza dello stato a quella privata. Il G8, a seguito del terremoto in Abruzzo, è stato organizzato all’Aquila. L’unica cosa rimasta, di un evento che non c’è stato, è la riqualificazione del complesso dell’Arsenale. In concreto, la gara cui ha partecipato Mita Resort”.

Detta così, sembrerebbe facile e consequenziale.

“ Tutt’altro. Il 2009  è stato il peggiore dal 1929; 80 anni dopo il crollo di Wall Street la situazione finanziaria mondiale si è fatta complessa e difficile. La gara cui abbiamo partecipato si è innestata in un contesto turistico-alberghiero delicato. Le transazioni di resort e alberghi in area EMEA (Europa, Middle East, America) sono scese da 23 mila del 2007 a circa 8 mila del 2008 a 2500 del 2009.  Per dirla tutta: le multinazionali alberghiere hanno tirato i remi in barca. Noi ci abbiamo creduto avendo già nel Sud della Sardegna il Forte Village. Aggiungo che, grazie a un accordo con il gruppo Sansedoni apriremo un resort a Teulada, a un’ora da Forte Village. La bontà di un investimento sta anche nella lungimiranza del progetto che lo determina e la dottoressa  Marcegaglia ha deciso di impegnare risorse importanti per lanciare il turismo in Sardegna”.

Scansiamo i luoghi comuni. Passato, presente e futuro.

“La considerazione del contesto storico- sottolinea Zaghis- è ineludibile. Noi entriamo in un momento complesso nella vita dell’arcipelago che dopo 240 anni cambia realtà e prospettiva. La vocazione militare risale al 1767, quando i Sardo-Piemontesi conquistarono l’arcipelago sottraendolo ai Genovesi. Nel 1931, con all’apertura della Scuola Allievi Sottufficiali, la Maddalena aveva 12 mila abitanti e, forse, era l’unico luogo della Sardegna con le strade illuminate. La Marina Militare era il volano della sua economia e il benessere era diffuso. E’ sopraggiunta una progressiva emorragia: quasi mille maddalenini se ne sono andati mentre Olbia passava da 3 mila a 70 mila abitanti. L’altro evento importante, nel 1968, l’arrivo della base militare americana, abbandonata nel 2008,che ha generato altro indotto”.

Mettiamo insieme numeri e date?

“Comincio dalle seconde: tra aprile giugno 2011 saremo all’80 %; il 2012 saremo completamente a regime. I numeri? Il Marina avrà oltre 600 posti barca (sino ai megayacht da 120 metri) in vendita e in affitto per periodi medio-lunghi, un cantiere navale, magazzini. La Maddalena Hotel & Yacht Club, 95 camere e 6 suite. I due Garden Loft, complessivamente, 88 appartamenti. Il Marina Residence, 57 suite, Poi, ristoranti, Medical Spa, boutique di alta gamma, banca, supermercato. E l’Overwater Conference Center, un auditorium, da 500 posti”.

Zaghis sorride quando gli chiediamo cosa “pagherebbe” pur di avere avuto tutto pronto per il Louis Vuitton Trophy.

“ Ci hanno consegnato il complesso con sei mesi di ritardo, cui se ne aggiungono due per i noti fatti di cronaca. Così non fosse stato, la nostra nave sarebbe pronta. Ma come dice la nostra pubblicità, questo è il luogo del futuro. Confidiamo che il Louis Vuitton Trophy torni qui. L’accoglieremo nel modo migliore”

Donatello Bellomo

Si comincia. Finalmente. Alle dieci di sabato il Comitato di regata alza le bandiere che segnano l’inizio della prima prova del Louis Vuitton Trophy La Maddalena, che si annuncia come una delle più grandi manifestazioni di vela del panorama internazionale. Il maestrale che ha soffiato forte nei giorni scorsi si è attenuato e questa sera ci sarà la cerimonia di apertura con l’alzabandiera e il sorteggio che assegna i turni di regata. In acqua ci sono i dieci team più forti del mondo: il recente vincitore della Coppa America BMW Oracle di fronte al Challenger of Record Mascalzone Latino Audi Team, che è anche host team dell’evento. Azzurra e Luna Rossa, nomi che suscitano emozione per le loro avventure passate. E poi Aleph, All4One, Artemis, Emirates Team New Zealand, Team Origin, Synergy. Le regate proseguiranno per due settimane di vela intensa e al massimo livello, match race su un percorso breve che valorizza soprattutto le abilità degli equipaggi in partenza e durante le manovre. Per le regate sono utilizzate quattro barche costruite secondo la regola ACC, due sono fornite da BMW Oracle Racing e due da Mascalzone Latino. Racconta Bruno Troublé, uno degli inventori della manifestazione: “Il Louis Vuitton Trophy sta diventando un po’ l’anticamera, il preambolo ideale dell’America’s Cup. Anche sul piano sportivo è il miglior modo, per gli equipaggi, di battersi ad armi pari. E sono soddisfatto per il luogo dove mi trovo. Da Nizza il Trophy è cresciuto, abbiamo team fortissimi, è arrivato BMW Oracle Racing. I dieci team hanno le stesse possibilità di vincere e le barche sono equalizzate alla perfezione”.

Vincenzo Onorato, uomo di mare prima di ogni altra definizione, è il presidente di Mascalzone Latino Audi Team, che a La Maddalena è la squadra ospitante: “La prima volta che ho visto l’Arsenale ero ragazzo ed è stata mia l’idea di portare qui le regate, la naturale evoluzione del luogo dopo l’impiego militare. E’ una grande emozione incontrare Defender e gli altri team. Con la prospettiva della Coppa America di cui siamo Challenger of Record questi eventi devono servire per selezionare l’equipaggio, amalgamare le individualità, creare la squadra”. Onorato si esprime anche sul futuro del porto realizzato nel vecchio Arsenale: “Continuo a dire di guardarsi attorno: questo sarà il più bel porto del nord della Sardegna, destinato ad accogliere settecento barche”. Che stando alle statistiche divulgate dall’associazione di settore UCINA valgono almeno 100 posti di lavoro: si oscilla infatti da un posto ogni dieci posti barca a uno ogni quattro, secondo la taglia e il contesto. Per La Maddalena dopo la partenza degli americani una grande occasione. A finalizzare la conversione, dopo i lavori parzialmente completati per il G8, sarà Mita che ha pianificato un investimento complessivo di 75 milioni di euro che riguarda il porto e strutture alberghiere a terra.

Numeri che sono stati dimenticati nelle recenti polemiche politiche che hanno acceso il panorama regionale: i fondi per il Louis Vuitton Trophy sarebbero stati distolti dalla bonifica del Sulcis, zona depressa da sempre. La regione per far partire l’evento ha preso una parte di quei soldi, un fondo che dovrebbe essere di circa 25 milioni, per far partire le regate dopo il no della Corte dei Conti. Con tutti i team a La Maddalena era difficile dire “abbiamo scherzato”. Forse, visto che si parla di una cifra tutto sommato ridicola per una regione, 2,3 milioni di euro per una manifestazione che ne vale 4,5 e che è alimentata dall’associazione WSTA, da Louis Vuitton e altri sponsor e fornitori, la regione poteva attingere a sorgenti meno “discutibili”. Resta il fatto che dopo la fregatura presa con il G8 all’isola fa bene tornare alla vita con un evento di questo calibro. Forse tra qualche giorno, immersi nell’azione, queste polemiche saranno dimenticate.

Gli allenamenti sono finiti: i dieci team in gara sono ormai pronti all’inizio del Louis Vuitton Trophy. Da sabato si comincia a fare sul serio. Domani il primo passo ufficiale: la cerimonia dell’alzabandiera sul pennone allestito vicino alle barche ormeggiate. Un momento di sapore particolare perché segna il ritorno alla vita di un luogo storico per la marineria: qui sono passate le navi della flotta di Horatio Nelson, incaricato del famoso blocco di Tolone dove era chiusa la flotta francese, è stata una base importante della Marina Militare Italiana a base di una flotta della Navy degli Stati Uniti. La cerimonia, aperta al pubblico, è in programma per domani alle 19. Ad alzare la bandiera saranno gli allievi della scuola sottufficiali di La Maddalena, accompagnati dai rappresentanti dei team. Subito dopo ci sarà la conferenza stampa degli skipper. Per La Maddalena dopo il Trophy si aprono nuove prospettive grazie alle nuove strutture alberghiere e al porto turistico che sarà il più grande della Sardegna del nord. L’iniziativa presa dalla Regione Sardegna e dal Governo fa un po discutere per le modalità. Tuttavia resta il fatto che anche La Maddalena in pochi anni ha visto scomparire una fonte di reddito notevole: con la partenza degli americani e della base militare si sono persi numerosi posti di lavoro che il diporto può re integrare. Se è vero, come scrivono molte statistiche, che ogni quattro posti barca c’è un posto di lavoro i settecento che sono previsti, di taglia grande possono essere almeno centocinquanta posti recuperati. Purtroppo si fatica sempre un po’ a vedere nel divertimento dei “Vip” una fonte di guadagno quanto lo sono le loro imprese. Tutto sommato fa molto più Robin Hood togliere denaro ai portafogli con le vacanze che contribuire alla produzione industriale, che di soldi ne fa guadagnare.
Per i team è finalmente il momento della verità. Antonio Marrai di Luna Rossa dice: “sono soddisfatto di quello che hanno fatto negli allenamenti. E’ stato tempo impiegato bene. Abbiamo cercato di ritrovare il team: in queste regate l’amalgama è molto importante, e siamo qui per capire se possiamo puntare a esperienze più importanti dopo questo evento. Ed Baird (il timoniere che era su Alinghi, adesso su Luna Rossa) è una persona intelligente, che sa capire le persone e sta lavorando bene ”.
Su Mascalzone Latino Audi Team un ritorno, quello di Alberto Barovier, uno dei prodieri più noti del grande circuito: “Il mio è un ritorno gradito – dice – lavorare con Oracle è stata un’esperienza incredibile ma correre sotto la propria bandiera è più gratificante. Mascalzone è un team nuovo con grandi possibilità per un futuro molto intenso”.
Gli fa eco Matteo Aguadro, prodiere di Azzurra: “In questi giorni ci siamo ritrovati bene. Sono state sessioni difficili in questi giorni di cattivo tempo: ha perfino preso la scossa con un lampo, toccando il tangone in manovra sotto il temporale. Il campo è difficile, tanto vento ma anche bonacce”.