Il massimo trofeo velico

La foto è carina: sono le due barche di Mascalzone Latino in viaggio verso La Maddalena, dove saranno usate per i match race del Louis Vuitton Trophy che inzia il 22 maggio per concludersi il 6 giugno.  Numeri velici Ita 90 e Ita 99 erano tra le più veloci della edizion 32 della Coppa, soprattutto con vento teso. Raccoglievano tutta la lezione di Alinghi e per lungo tempo si è parlato della forte amicizia tra Vincenzo Onorato e Russel Coutts che avrebbe perlomeno “ispirato” alcune scelte fondamentali che sono alla base dei progetti più veloci. Per scendere in qualche dettaglio tecnico la estremità molto piene e sezione maestra, quella al centro della barca, molto magra, con una immersione del corpo canoa molto ridotta. Scelte fatte per allungare al massimo la “lunghezza virtuale” dello scafo, ovvero della lunghezza d’onda sentita dall’acqua. Un sintomo è la prua molto gonfia di queste barche, è come se la barca potesse proseguire per qualche metro oltre il punto che tocca l’acqua. Con quei profili (che non sono una novità assoluta, si usavano su piccole barche come Son of a Gun o il Rivetto una ventina di anni fa) aumenta un poco la resistenza al confronto di una “lama” ma questo viene compensato da una maggiore velocità massima.
I due Mascalzoni viaggeranno assieme alle “sorelle” arrivate dalla Nuova Zelanda BMW Oracle Racing, team americano detentore dell’America’s Cup, e a tutta l’attrezzatura necessaria alla logistica delle regate.
Nel ruolo di team ospitante Mascalzone Latino Audi Team fornirà all’organizzazione non soltanto le proprie imbarcazioni sulle quali si alterneranno i 10 equipaggi in gara, ma anche il servizio di veleria. E con il vento che può soffiare sul campo di regata, a sud dell’isola nella zona prossima alle Saline, il lavoro può essere molto.

Se ne è parlato molto, finalmente il Louis Vuitton Trophy arriverà a maggio in Sardegna, usando per villaggio quanto era stato costruito per il G8 poi spostato all’Aquila. Ne saranno protagonisti dieci sindacati con ambizioni di Coppa America. Agli otto che hanno regatato ad Auckland si aggiungono infatti Luna Rossa, con uno squadrone di ex vincitori della Coppa guidato dall’ex timoniere di Alinghi Ed Baird e da Torben Grael, e Bmw Oracle con a bordo Russel Coutts in persona.  Emirates Team New Zealand, che ha recentemente comunicato che parteciperà al giro del mondo Volvo Race con il guidone del Real Club Nautico de Palma de Majorca e lo sponsor Camper, è il team da battere, dopo la conquista del trofeo a Auckland. Gli italiani in gara sono tre, Mascalzone Latino Audi Team, Luna Rossa e Azzurra. Le barche sono messe a disposizione da Mascalzone e Bmw Oracle, tanto per ricordare i due protagonisti della prossima Coppa America numero 34.

Le regate sono organizzate e volute da Vincenzo Onorato, anima del Challenger of Record Mascalzone Latino Audi Team che ha propiziato l’incontro con il Governo italiano. Le regate sono anche considerate una forma di risarcimento per il mancato G8, ovviamente non c’è proporzione tra un eventi e l’altro, tuttavia sarà utile per la promozione turistica dell’isola e per spiegare che il vecchio arsenale militare, abbandonato dagli americani, è adesso disponibile per usi “civili”.

Il programma inizia il 22 maggio, e sarà piuttosto complesso, con un formato simile a quello di Auckland, quindi con un solo Roud Robin e successive fasi eliminatorie con scontri diretti e recuperi.

I partecipanti
Aleph, FRA, skipper Bertrand Pacé
All4One, FRA/GER, skipper Jochen Schumann
Artemis, SWE, skipper Paul Cayard
Azzurra, ITA, skipper Francesco Bruni
BMW ORACLE Racing, USA, skipper James Spithill
Emirates Team New Zealand, NZL, skipper Dean Barker
Luna Rossa, ITA, skipper Ed Baird
Mascalzone Latino Audi Team, ITA, skipper Gavin Brady
Synergy, RUS, skipper Karol Jablonski
TeamOrigin, GBR, skipper Ben Ainslie

C’era attesa per la giornata finale del Louis Vuitton Trophy di Auckland. Sul cammino verso la vittoria finale di Emirates Team New Zealand c’era ancora una prova da disputare contro Mascalzone Latino Audi Team, necessaria dopo un cambio di programma in attesa del vento. Anche la finale infatti si è corsa al meglio di tre sole prove. Questo cambio per la barca italiana ha significato trovarsi davanti all’avversario più temibile con un solo match per poter sopravvivere e conquistare la vittoria. Insomma, per Gavin Brady e il suo equipaggio era necessario vincere e per farlo importante partire bene e davanti, tenere i kiwi dietro per tutta la regata. Ad Azzurra nella seconda prova non è bastata una penalità a favore per portare a casa il risultato.

Si fa in fretta a raccontare la regata: dopo una scaramuccia in partenza che poteva portare a una situazione simile a quella di ieri, con la barca italiana in difficoltà. Brady invece di insistere a destra vicino al comitato, che anche era il posto scelto da Dean Barker per partire, si lancia sulla sinistra del campo. Non gli è basta un primissimo salto di vento favorevole però a prendere decisamente il comando. Poco dopo è inseguitore dei padroni di casa: si è aperta una cicatrice di un paio di lunghezze, da chiudere per ricominciare a sperare. Si sale di bolina: poco vento, macchie di raffiche sull’acqua. Per navigatori e tattici è un gran rebus. Navigare bene è una questione di particolari, si gioca tutto su distanze molto piccole. Ma Mascalzone rimonta in maniera formidabile quel distacco e arriva a conquistare una posizione forte, da cui può impedire a New Zealand di virare verso la boa. Ma i kiwi conoscono fin troppo bene il gioco e le loro barche. Dean “Dino” Barker posa gli occhi di velluto sull’avversario, lo misura. Guarda appena il tattico Ray Davies e il trimmer del genoa. Inutile dire cosa succede, la sua barca comincia ad alzare la prua. Si dice, con queste barche, navigare in modo alto. Per Mascalzone è troppo alto, è come se Emirates Team New Zealand fosse tirata su verso la boa della bolina da una cremagliera. Virano contemporaneamente ma quando tutti si aspettano che Gavin Brady passi all’attacco portando in dial up i kiwi si capisce che nella virata ha perso l’occasione per farlo. E li finisce la regata e si consolida il risultato. Il lungo inseguimento di Mascalzone non serve a nulla. Dean Barker si volta soddisfatto e qualche metro prima della linea del traguardo stringe la mano al piccolo Ray Davies, che tra le tante virtù ha anche quella di suonare la chitarra elettrica con l’energia di un liceale.

Quando le barche rientrano è festa grande, grande rispetto per Mascalzone Latino Audi Team, primo dei battuti, ma i festeggiati sono loro, i padroni di casa. Grant Dalton, l’uomo di ferro del team, è contento “siamo soddisfatti perché questa vittoria significa che il nostro equipaggio è sopravvissuto alla grande incertezza creata attorno alla Coppa America dalla lunga battaglia legale. Siamo ancora forti e cominciamo a lavorare subito per la prossima edizione. Voglio ringraziare Louis Vuitton che l’anno scorso ha creduto in questa manifestazione quando abbiamo messo a disposizione le nostre barche”.

Per Azzurra e Mascalzone Latino Audi Team il risultato del Louis Vuitton Trophy è molto positivo, si sono dimostrati in grado di combattere al massimo livello.

Dice il Ceo di Mascalzone Francesco Aversano: “Siamo venuti in Nuova Zelanda con un equipaggio tutto nuovo. Non eravamo rodati come gli altri. Abbiamo avuto un inizio difficile. Dopo due sconfitte però abbiamo iniziato una serie di sette vittorie che ci hanno portato prima alla semifinale, poi alla finale. E’ stata un’esperienza molto importante, che ha permesso di amalgamare un team fatto di grandi campioni”.

Buona esperienza anche per Riccardo Bonadeo, commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda: “sono molto orgoglioso dei ragazzi che hanno dimostrato di saper affrontare con determinazione qualsiasi condizione, difendendosi benissimo dai temibili padroni di casa di Emirates Team New Zealand. Azzurra è cresciuta molto sotto il profilo tecnico e la squadra è unita, forte e concentrata sugli obiettivi che ci siamo posti quando abbiamo rilanciato Azzurra lo scorso ottobre, una squadra con una pura identità nazionale. Qui ad Auckland ed è ambasciatrice dell’eccellenza italiana nel mondo. Spero che le imprese sportive di Azzurra possano essere un forte incentivo per lo sport della vela in Italia e che Francesco Bruni e i suoi ragazzi possano ispirare tanti nuovi giovani velisti”.

L’appuntamento con il terzo evento del Louis Vuitton Trophy è alla Maddalena, dal 22 maggio al 6 giugno, agli otto team che hanno partecipato a questo evento dovrebbero aggiungersi Bmw Oracle con il ritorno al timone di Russell Coutts e Luna Rossa, con Torben Grael skipper e tattico e Robert Scheidt timoniere. Un ritorno atteso che potrebbe significare anche il ritorno di Patrizio Bertelli in Coppa America con la quarta Luna Rossa.

Questa la classifica finale:

1 EMIRATES TEAM NEW ZEALAND
2 MASCALZONE LATINO AUDI TEAM
3 AZZURRA
4 ARTEMIS
5 ALL4ONE
6 TEAMORIGIN
7 ALEPH SAILING TEAM
8 SYNERGY RUSSIAN SAILING TEAM

Giornata di grande spettacolo nell’Hauraki Gulf, con le barche in regata per le fasi finali del Louis Vuitton Trophy. Sul grande palcoscenico della vela sono in campo gli equipaggi migliori del trofeo e del mondo. Si comincia con la bella tra Azzurra ed Emirates Team New Zealand: per gli italiani, che per la seconda volta in pochi mesi potrebbero battere i campionissimi, c’è in palio una montanga di gloria. Per i kiwi è una regata “must win” perché tifosi e giornali non sarebbero certo teneri in caso di sconfitta ed esclusione dalla finale. Dean Barker e compagni hanno rischiato molto nelle prime due prove e Azzurra è stata a un solo secondo dalla qualifica. Ma ieri era un giorno molto kiwi, con gli spettatori in campo a sostenere il team con le loro barche, tantissime, con le nuvole che corrono veloci sotto il sole di una estate alla fine. Quando Azzurra ed Emirates Team New Zealand entrano nell’arena è quasi pomeriggio, l’aria si è appena distesa sul campo di regata. In partenza Dean Barker e Francesco Bruni si controllano a distanza, gli azzurri sembrano convinti di aver scelto la sinistra del campo, i kiwi della destra. All’inizio hanno ragione i padroni di casa, poi Azzurra attacca e si avvicina molto. In realtà è l’unico momento in cui può riaprire la regata. La bella bolina non basta, Barker è padrone del campo e gira la prima boa in testa e poi naviga sicuro fino alla vittoria che gli assicura la finale che comincia subito. Appena il tempo di scambiare gli equipaggi e assestare il campo. Mascalzone Latino Audi Team contro Emirates Team New Zealand, due timonieri neozelandesi: forse non è casuale. Ancora una volta Dean Barker e il suo fedele tattico Ray Davies interpretano una bella regata. Brady non riesce a contenere i kiwi in partenza che lo costringono oltre la barca del comitato, quando loro partono lui è ancora purtroppo in area di parcheggio. Alla fine della regata ammette “ho fatto un errore grave”. La regata però non è compromessa. Mascalzone Latino Audi Team insegue senza perdersi d’animo e alla fine della prima poppa ha magistralmente superato l’avversario: le due barche sfiorano la stessa boa del cancello di poppa e alzano le prue verso la boa della bolina. I kiwi sfilano a destra, i mascalzoni a sinistra. Purtroppo, ancora una volta il vento da ragione a Barker che guadagna lo spazio per navigare in testa fino alla fine e vincere con 12 secondi di vantaggio. Prima vittoria delle tre che servono per alzare il trofeo da vincitore.

L’altra regata della giornata è per Azzurra e Artemis, si combatte per il terzo posto. Francesco Bruni entra con i diritti di rotta nel box di partenza: Azzurra si avventa contro Artemis che ha iniziato il dial up un poco in ritardo. Tommaso Chieffi alza la bandiera di protesta e gli arbitri in acqua gli danno ragione: penalità per Artemis. La vita degli svedesi diventa subito difficile anche perché Azzurra parte meglio. Cayard e Hutchinson inseguono come sanno fare e alla fine della seconda poppa passano davanti: uno spazio minimo, che non basta per eseguire la penalità, hanno una barca di vantaggio. Su Azzurra decidono di provarci di nuovo e si accostano all’avversario dopo la strambata. Nuova protesta, nuova penalità a carico degli svedesi. Cayard e Hutchinson si guardano sconsolati: la seconda va fatta subito. Insomma, vanno a casa con il quarto posto e Azzurra è terza. Bella prestazione per la barca italiana. “Abbiamo fatto due settimane di grande vela – dice il tattico Tommaso Chieffi – e chiudiamo in una bella posizione, il terzo posto è comunque una bella conferma dopo la vittoria di Nizza. Abbiamo temuto dopo qualche giorno, quando abbiamo perso un paio di regate malamente. Ma poi abbiamo regatato bene, fino a perdere con i kiwi di un solo secondo”.

Per qualcuno è tempo di bilanci più amari: è il caso dello squadrone inglese di Team Origin, condotto da due olimpionici di chiara fama come Ben Ainslie e Iain Percy. E’ uno dei pochi sindacati ad avere un futuro sicuro in Coppa America eppure è stato messo più volte in difficoltà. Bilancio negativo anche per Synergy che non porta a casa neanche il punto della bandiera, il timoniere Karol Jablonsky ha mostrato solo qualche bella manovra ma anche molte incertezze. Come Aleph di Bertrand Pace, appena migliore.

La presenza della America’s Cup a Auckland, portata in braccio da Tom Ehman, e i numerosi incontri che si sono succeduti tra Russel Coutts, Paul Cayard, Bruno Troblé, Alessandra Pandarese, stanno portando rapidamente verso il formato della nuova Coppa America, edizione 34. Intanto il luogo: con ogni probabilità San Francisco. Larry Ellison è totalmente attratto dal fare la Coppa nella sua città, anche se ci sono difficoltà notevoli da affrontare per trovare un campo di regata abbastanza grande per le nuove barche che saranno piuttosto veloci. Poi la data: si sta viaggiando verso il maggio 2014 con un sostanzioso programma di eventi, simili al Trophy, che precedono la Coppa. Non sembra, ma il 2014 è dietro l’angolo se si vuole sviluppare una nuova classe. L’ipotesi del 2013 non è ancora del tutto tramonatata ma sembra meno praticabile. La nuova Coppa sarà con nuove barche, sembra ormai impossibile tornare indietro a vedere di nuovo in acqua gli Iacc, che saranno certamente ancora buoni per gli eventi del 2011. Per gli eventi del 2012 potrebbero scendere in acqua quattro barche uguali disegnate sulla nuova regola, una sorta di prima generazione che consentirebbe ai sindacati di fare esperienza. Non è una cattiva idea, riduce certamente i costi per i team e non svela carte segrete dei designer.

Quali barche? Russell Coutts ha un’idea precisa: degli RC 44 ingranditi. Le barche che ha disegnato per il suo circuito sono molto divertenti: rapide in bolina in poppa planano facilmente fino a velocità di diciotto venti nodi. Sono lunghe circa tredici metri e pesano tremilacinquecento chili.  Grandi ottanta piedi potrebbero pesare tra quattrodici tonnellate e diciotto. La metà degli Iacc, le velocità di bolina potrebbero essere poco inferiori ma in poppa sarebbero dei missili per un nuovo formato di match racing.  Qualcuno propone due alberi: uno corto da vento e uno da bonaccia con tanta vela.

Poi lo spattecolo: regate e barche televisive, con telecamere montate fin dalla costruzione sulle barche e tempi certi di regata. Si dice partenza alle dieci: il telecronista deve essere in grado di fare la regata. Al Louis Vuitton Trophy con il bordo poco più lungo di un miglio le regate durano poco più di 45 minuti, più o meno con qualsiasi vento. La scommessa di Ellison è nella diffusione del messaggio e della vela…. se non ci riesce lui davvero non abbiamo idea di chi possa farlo.

Entro fine marzo si dovrebbe avere una prima infarinatura su cosa sarà il prossimo Protocollo. Si sa che dovrebbe prevedere un organismo autonomo per l’organizzazione delle regate, gestito da manager condivisi tra Defender, Challenger of Record e Cahllenger Commission, un organismo che Alinghi ha sempre cercato di non avere tra i piedi. Ci sarà la Louis Vuitton Cup come trofeo per la selezione degli sfidanti, il defender incontrerà i challenger negli eventi preliminari ma non nella regata di selezione. I challenger saranno comunque obbligati a partecipare agli eventi e non potranno accampare scuse che è tempo perso per gli equipaggi.

Nelle foto gli RC 44, la nuova barca potrebbe concretamente assomigliare alla nuova cui stanno pensando.

La notizia buona è che Mascalzone Latino Audi Team è qualificato per la finale del Louis Vuitton Trophy. Sono state necessarie le tre regate del programma per avere la meglio su Artemis: dopo una bella vittoria nel primo match, la settima consecutiva, Mascalzone ha concesso la rivincita agli svedesi ma poi non ha mancato l’appuntamento con la bella. L’equipaggio di Gavin Brady ha dimostrato una sicurezza notevole e merita a pieno titolo la qualifica. Per Paul Cayard skipper della barca svedese sono brutti ricordi: su questo campo di regata dieci anni fa, più meno, ha perso contro Luna Rossa l’ultima regata della Louis Vuitton Cup, buona per incontrare il defender di allora, l’invincibile Team New Zealand. La loro era una leggenda iniziata cinque anni prima con la vittoria di San Diego contro Stars & Stripes.

In questa giornata carica di colpi di scena toccava ad Azzurra incontrare gli All Blacks della vela nel suo turno di semifinale, incontro scelto proprio dai kiwi pensando a una giornata di vento più forte che hanno chiuso con una vittoria ciascuno ma anche con il rischio di essere eliminati dalla barca italiana. Giornata lunga, durata fino a quando il buio di è impadronito del Waitemata Harbour. L’ostinato Principal Race Officer Peter Reggio voleva arrivare alla fine del programma e tornare a casa con il secondo finalista e con la loro regata decisiva. A guastargli i programmi è stata una nave merci, cui le regate interessavano meno di arrivare in porto per ora di cena. Insomma, la notizia meno buona di questo fantastico scontro è che Azzurra dopo aver vinto una bellissima prima regata dominando gli avversari, ha perso un’occasione d’oro per chiudere la pratica e lasciare i kiwi in porto durante le finali nella seconda prova, che poteva essere decisiva: i neozelandesi hanno vinto per un solo secondo. Una differenza veramente minima tra la gioia di Dean Barker e lo sguardo pensieroso di Francesco Bruni. Quindi la bella è rimasta in sospeso per una notte neozelandese.

La giornata inizia con Mascalzone Latino Audi Team contro Artemis. Dopo una partenza in leggero favore degli svedesi Mascalzone governa bene lungo la prima bolina e conquista un salto a destra decisivo per superare l’avversario che stava conducendo con un vantaggio di una lunghezza e poco più. Artemis non riesce mai a riaprire la regata e insegue senza successo fino alla fine. Nella seconda regata, match point per la barca italiana, dopo un prepartenza che sembra favorire la barca italiana gli svedesi la aggrediscono mentre stanno “consumando” tempo sulla linea della partenza e la costringono a uscire prima del dovuto. La manovra per rientrare e partire regolarmente costa molto a Gavin Brady che inizia con due lunghezze abbondanti di ritardo. A Mascalzone tocca inseguire per tutta la regata senza concrete possibilità di riaprire il gioco così Artemis aggancia il pareggio.

Nella terza prova Gavin gioca duro e riesce a spingere la barca avversaria a un quasi disastro durante la partenza restituendo il favore della regata precedente con gli interessi: lo tiene dietro e gli somministra una penalità. Paul Cayard gioca bene le sue carte e tiene lo scontro molto vicino. Lungo la poppa effettua la penalità in un momento propizio ma quel poco che perde lo allontana dall’avversario. Mascalzone naviga in scioltezza fino all’arrivo. La seconda vittoria vale la finale.

Emirates Team New Zealand parte per la prima regata contro Azzurra con tutti i vantaggi: bandiera gialla e barca 92, quella ritenuta più rapida. I kiwi vincono di poco la partenza e navigano a sinistra. Ma Azzurra è molto brava a tenere aperta la regata. Le due barche si avvicinano alla boa di bolina con Azzurra a destra in posizione minacciosa, ETNZ arriva all’interno e riesce a impedire alla barca italiana di lanciarsi sulla boa e la porta in alto sopra la rotta ideale, con la prua al vento. Quando ETNZ finalmente poggia le due barche si sfiorano e purtroppo questo significa una penalità per la barca italiana che si era mossa un poco in anticipo. Nella seconda bolina Azzurra costruisce il suo capolavoro buttandosi a sinistra al cancello di poppa. Il timoniere Francesco Bruni e il sail trimmer Rizzi lavorano meravigliosamente per alzare la prua e costringere i kiwi a virare. ETNZ finisce per perdersi in mezzo al campo e a subire la corrente contraria che verso il centro è più forte. Azzurra riesce a conquistare il vantaggio necessario a fare la penalità e la esegue di bolina perchè ha già lo spazio utile. Gira la boa in testa con una trentina di secondi e naviga sicura verso l’arrivo.

Nella seconda prova grande partenza di Azzurra: Bruni trova la mossa giusta e riesce a conquistare una penalità a due minuti dal via. Sembra fatta: ETNZ alla fine parte in vantaggio, ma con un handicap notevole. Azzurra la controlla da dietro: bisogna restare a una distanza che non le consenta di fare la penalità ma neanche troppo vicini per non correre il rischio di un contatto. Dean Barker e Ray Davies sono preoccupati di finire lì il loro Trophy. Riescono a navigare molto bene e a conquistare il vantaggio sufficiente per tagliare la linea del traguardo, compiendo la penalità, con un solo secondo di vantaggio.

Giornata importante nel Waitemata Harbour di Auckland. Per il Louis Vuitton Trophy infatti erano in palio due posti per le semifinali, da conquistare con due incontri secchi e decisivi dopo un cambio di programma dovuto al ritardo del vento. Artemis è stata la prima a mandare a casa, si fa per dire, il suo avversario TeamOrigin, vincendo con un vantaggio di una trentina di secondi. Terry Hutchinsons e Paul Cayard hanno finalmente mostrato i canini. Anche Azzurra ha fatto lezioni di vela con All4One, che l’aveva scelta come avversaria ritenendola più malleabile delle altre due. L’equipaggio di Francesco “Checco” Bruni ha fatto un gran lavoro sfoderando una cattiveria che finora aveva tenuto nascosta da qualche parte. Il timoniere palermitano, 39 anni, istigato dal carrarino Tommaso Chieffi, uomo di infinita esperienza a un passo dai cinquanta, ha fatto in modo di demolire il quasi giovane francese Sebastien Col con una partenza formidabile. Il meglio è arrivato quando mancavano due minuti alla partenza e sul gommone degli Umpire, i giudici in acqua, si è alzata una bandiera blu di penalità per All4One. In queste regate partire con una penalità significa quasi sempre perdere. Bruni non solo conquista la penalità, costringe l’avversario a partire malamente dietro di lui. I cervelloni di All4One, il plurimedagliato Jochen Schumann e il coriaceo John Cutler, riescono a stare vicini ad Azzurra nel tentativo di ribaltare la situazione già pesante. La prima bolina è uno scambio di favori, si fa per dire, fino a quando Bruni e il suo equipaggio eseguono una “bretone” manovra con cui si lancia la barca verso la boa solo con l’inerzia e praticamente contro vento. Il vantaggio è poco, ma Azzurra manovra bene in poppa, risponde agli attacchi di All4One che cerca di passare orzando. Dopo il cancello di poppa la barca italiana conquista cinque lunghezze di vantaggio. La regata è chiusa, la semifinale aperta. Piccola complicazione nel dopo regata, quando con grande onore ma anche grande apprensione lo skipper neozelandese Dean “Dino” Barker sceglie proprio Azzurra come avversario di Emirates Team New Zealand per le semifinali. Significa che in cuor suo la ritiene più debole delle altre due, che ovviamente vanno a comporre l’altra coppia che deve regatare al meglio di tre prove. Mascalzone Latino Audi Team è contro Artemis di Paul Cayard. Incontro tra vecchi compagni di squadra… Gli uomini chiave delle due barche, Gavin Brady, Morgan Larson e Terry Hutchinson erano con America One nel 2000. Paul ha fatto scuola, e adesso l’allievo prova a battere il maestro. E’ difficile dire cosa sarebbe stato meglio: una semifinale tutta italiana con la certezza di vedere almeno una barca con il tricolore in finale oppure questa soluzione più incerta, che potrebbe anche portarle tutte e due in finale ma anche vederle escluse.

Dice Francesco Bruni: “Il mio team mi ha chiesto di essere più aggressivo e oggi lo sono stato. L’equipaggio ha risposto bene, abbiamo dato la penalità all’avversario e siamo partiti bene. Dopo la partenza ho cercato di orzare molto per allontanarmi ed evitare che cercasse di restituirmi la penalità costringendomi contro vento. Gli ho lasciato però lo spazio per mettere avanti la prua. Però poi abbiamo usato bene il vantaggio di essere alla destra del campo”.