Nelle austere sale dei Musei Capitolini due vecchi amici e signori della vela hanno raccontato le loro idee per la Coppa America prossima ventura edizione 34. La foto vale la giornata: sotto la statua originale di Marco Aurelio a cavallo, di fianco alla Lupa e alla America’s Cup Russell Coutts, capo di BMW Oracle Racing e Vincenzo Onorato inventore di Mascalzone Latino ora Challenger of Record si sono stretti la mano. Se il potere ha bisogno di simboli difficile trovarne di più efficaci, molto difficile metterne assieme di migliori. Solo una abile regia politica, non è un caso che Onorato abbia scelto Club Nautico Roma per la sua sfida, poteva riuscirci.
I due si conoscono da tempo e adesso hanno in mano il destino della massima manifestazione velica, che è anche il più antico trofeo dello sport che si disputa ininterrottamente dalla metà dell’800. Lo spettacolo era grandioso, quello che hanno detto solo importante. Ci si aspettava un poco di più: almeno che uno dei grandi dubbi che sono sul tavolo fosse sciolto. Almeno la data, o il luogo. Russell ha raccontato tutte le buone intenzioni e confermato molte delle promesse fatte da Ellison per una Coppa fatta di spettacolo e valori sportivi. Coutts ha detto che il Defender sta preparando un Protocollo con lo spirito di uno sfidante. Cioè del tutto aperto a lasciare a tutti i partecipanti la possibilità di vincere. Ha confermato con una organizzazione autonoma e indipendente. La differenza rispetto alla gestione Alinghi dovrebbe essere soprattutto questa: non il defender che si incarica di organizzare ma un organismo condiviso tra i partecipanti. Poi barche spettacolari, che è possibile vengano addirittura provate solo ai fini dello spettacolo e delle telecamre. Al momento ci sono due studi di progettazione che stanno lavorando per fare delle proposte concrete per un monoscato e un multiscafo. Ma, come abbiamo anticipato, le voci più insistenti si concentrano su una lunghezza di ventiquattro metri con una velocità di bolina simile a quella degli Iacc ma molto più rapide in poppa. E poi regate a misura di televisione e web: tempi sicuri, barche che navigano a 5 a 35 nodi. Gli sfidanti dovrebbero avere la loro regata di selezione secondo la tradizione della Louis Vuitton Cup inventata nell’83 ma ci saranno eventi negli anni che precedono la Coppa, che a questo punto della storia potrebbe essere a San Francisco nel 2014. Ellison sta cercando di comprare un’isola nel Golfo, Coutts non ha confermato perchè forse sperano anche loro (come è successo con Valencia) che ci sia una città diposta a spendere per ospitare la Coppa. Restano i forti interessi economici che avevano mosso Coutts a spingere per una Coppa in Portogallo. Ogni modo ci sono delle date: entro fine agosto il Protocollo, entro settembra la barca, entro dicembre le “notice of race”. Iscrizioni aperte tra il l’inizio di ottobre e la fine di gennaio 2011.
Il seguito immediato della conferenza saranno le regate de La Maddalena, Louis Vuitton Trophy, dal 22 maggio al 6 giugno, dieci team in gara. Il villaggio sarà allestito dove doveva essere il G8. Per l’arcipelago la grande vela è una ottima occasione: tra i velisti che ben conoscono il vento della Sardegna la previsione è già di uno spettacolo da ricordare. Vincenzo Onorato con il suo Mascalzone Latino sarà il team ospitante, è lui che ha propiziato l’evento: l’equipaggio arriva da tutto il mondo: sono scaltri, esperti. Duri. Il timoniere è il neozelandese Gavin Brady. Bmw Oracle con Coutts e il giovane Spithill è il team di riferimento. Gli italiani saranno tre, oltre a Mascalzone ci sono Azzurra e Luna Rossa, di cui scriviamo qui a fianco. L’equipaggio di Azzurra ha una matrice italiana: timoniere il bravo Francesco Bruni, alcuni anni passati con Luna Rossa, tre Olimpiadi su tre barche diverse: Laser, 49er, Star. Una passione incondizionata per il mare: “io sono malato di mare” è quello che dice di se. Del resto è nato a Palermo, come dargli torto. Il suo tattico è Tommaso Chieffi. Azzurra ha vinto a Nizza la prima edizione del Trophy. Completano la lista una serie di aspiranti sfidanti per la Coppa America: Paul Cayard con Artemis, bandiera svedese e timoniere americano Terry Hutchinson. Aleph arriva con lo skipper Bertrand Pace dalla Francia. Emirates Team New Zealand è probabilmente l’equipaggio più coriaceo in circolazione, perché non si è mai distratto e non ha mai fatto altro. In fondo Bmw Oracle ha avuto da vincere la Coppa America con il trimarano con vela alare… loro solo aspettare e correre. Hanno vinto in casa a Auckland. Il timoniere Dean Barker è il centro di un sistema che vince senza parlare. La forza di sapere in ogni momento cosa fare. All4One schiera Jochen Schumann e Sebastien Col, dalla Russia arriva Synergy con Karol Jablosnki, dall’Inghilterra Team Origin.
Il meteo man Roger Badham detto “Clouds” ha sconsigliato di mandare in mare barche e team, si aspetta vento forte, pioggia, una giornata dura. Se così si può dire dell’estate australe. Preoccupazione per il giorno perso.
La forza della squadra, della sua capacità di costruire velocità attraverso la condivisione degli obiettivi con la comunicazione tra i diversi settori è stato, e dovrebbe ancora, essere un esempio da seguire da parte di chi vuole vincere senza budget stratosferici ma guardando ai risultati. Il team neozelandese affonda le sue radici negli anni ottanta. quando sir Michael Fay decide di finanziare una sfida per la Coppa America australiana. Ma il vero Team New Zealand è quello voluto da sir Peter Blake per la sfida vincende del 1995 e poi la difesa vincente del 2000. Team Think è un modo di vivere… forse non esportabile in un team italiano dove gli ego non sono mai messi da parte ma anzi continuano a lavorare. Il team è anche quello che ha consentito a Russell Coutts di diventare l’uomo che ha vinto di più in Coppa America: debutta nel 92 contro il Moro in due regate inutili quando la partita era ormai persa ma vince nel 95, 2000, 2003, 2010. Avrebbe vinto anche nel 2007.
Quella nautica è considerata la prima industria del paese, con un valore di oltre 2 miliardi di dollari, di cui si prevede una crescita di un altro miliardo entro il 2025. Sono i livelli, più meno di quando dichiarava quella italiana prima della crisi. C’è sempre una incertezza nella veridicità di questi dati, però è chiaro a tutti che ha comunque avuto un peso fondamentale a livello inernazionale, se non proprio in termini di numeri certamente per innovazione e qualità.
I prodotti e i servizi vanno dalla costruzione di barche da regata di altissimo livello ai superyachts, ai motori jet, alberi, cime, vele, elettronica, software. Cantieri come Cookson, Alloy Yachts, Marten, sono ben noti. Molti prodotti sono al più alto livello di qualità e contribuiscono a sostenere l’immagine del paese come fornitore di eccellenza, con una analogia forte con quanto succede (succedeva?) in Italia. Molte industrie esporranno durante l’Auckland International Boat Show che sarà aperto nel Viaduct Basin dall 11 marzo fino al 14. Una manifestazione non grande, ma certamente utile. Auckland si considera come un “hub” della tecnologia legata al mare. L’industria nautica neozelandese impiega più di 10 mila persone e la regione attorno alla città ne occupa circa il 60%. Dopo le regate della Louis Vuitton Cup e la successiva America’s Cup del 1999/2000 la crescita dell’industria nautica neozelandese ha visto un significativo progresso. Lo stesso fenomeno si è prodotto con le regate del 2002- 2003, che hanno contribuito a rinforzare immagine e valore. .Anche dall’altra parte del mondo la recessione globale ha avuto un impatto rallentando la crescita dell’industria ma è stata aiutata dal fatto che si rivolge in gran parte a un pubblico di velisti che tende a essere più tradizionale, perché coinvolto per passione e divertimento e non “volatile” come quello del settore lusso e motore.
Theory of Wing section di Abbot e Von Doenhoff è uno dei testi più diffusi nei politecnici per iniziare a capire che cosa sono e come funzionano le ali. Abbot quando ha scritto il libro era direttore della sezione ricerche della Nasa… un posto dove le ali servivano molto. Letto ormai da generazioni di ingegneri, progettisti e talvolta curiosi serve a costruire una base teorica un poco più solida del solito passaparola in cui i velisti sono espertissimi. Non ci sono tutti i profili più nuovi e aggiornati, frutto di solito di ricerche universitarie americane e tedesche, ma comunque spiega bene cosa succede a un profilo solido che scorre in un liquido. Angolo di attacco, allungamento, distribuzione dei carichi etc diventano concetti più familiari e comprensibili. Si possono comprendere meglio anche tante regolazioni delle vele e il tuning della barca. Nel caso è da segnalare uno dei pochi testi che affrontano in maniera moderna e attendibile il problema lasciando da parte molte favole racontate dai manuali che è “Arte e Scienza della vela” di Tom Whidden, uno dei velisti più forti del recente passato con un certo numero di vittorie della Coppa America come tattico di Dennis Conner e presidente di North Sail.
Per chi vuole curiosare sul sito della Nasa alla ricerca di nuove e vecchie teorie
Nasa Technical Reports
Il profilo di Bmw Oracle e di Alinghi, due grattacieli di vele che ombreggiano la città di Valencia, resteranno il simbolo più evidente della Coppa numero 33, una edizione di guerra davvero totale e per questo molto contemporanea: lotta di tecnologia, di avvocati, di comunicazione. Lotta tra personalità, ma questo è consueto. Il dopo sarà meglio del prima, perché ci sono nuove strade da percorrere. Intanto la tecnologia, non si può negare un fascino totale alle due barche e dell’incontro di un cat da spiaggia enormizzato e un tri oceanico addomesticato. L’ala di Bmw Oracle è un pezzo d’arte lungo 67 metri che raccoglie esperienze aeronautiche, nautiche.
Di Alinghi si apprezza la struttura esile, anzi leggiadra, anche se a ben vedere le forze in gioco hanno qualcosa di ugualmente grande: il puntone che sorregge i tiranti sotto la sfera che tiene l’albero sopporta un carico che può superare le cento tonnellate e in fondo è solo un tubo di carbonio neanche tanto spesso.
La Coppa America, fin da quando gli americani si sono presentati nel Solent nel 1851, vive tutte le pulsioni della società che la genera. Allora era la vittoria del nuovo mondo, adesso è questo senso di superamento di ogni confine nel duello che credevamo cavalleresco e che scopriamo invece intriso di sentimenti che vanno ben oltre, lo sport come lo abbiamo inteso finora. I giudici non hanno mai lavorato tanto: la Corte Suprema di New York, che interpreta il Deed of Gift, è stata chiamata per nove volte a giudicare da Bmw Oracle e per tre da Alinghi. Gli americani hanno avuto ragione per sette volte, tre giudizi sono in sospeso al momento di scrivere, gli svizzeri hanno avuto ragione due volte. Fa statistica? Perché gli americani hanno avuto più volte ragione? Perché i giudici sono americani o perché è il risultato vero della lettura delle regole? Forse non ha molta importanza saperlo davvero, ne indagare perché il triangolo Ellison, Coutts e Bertarelli sia stato così incapace di trovare un accordo qualsiasi.
Tuttavia giova notare come tutto questo assomiglia drammaticamente alla situazione che si produce in molti stati democratici, dove con la comunicazione si tenta di scardinare il potere giuridico e minare l’equilibrio dei tre poteri così ben definiti dal Barone di Montesquieu. Una giovane e aggressiva giornalista delle reti Blomberg, nuova del rutilante giro della Coppa, a fine gennaio ha chiesto imperterrita a tutti quelli che intervistava “ma tutto quello che è successo che danni ha fatto alla Coppa?”. Alla fine la Coppa è sempre uno spettacolo assoluto, e anche la 33 di questi giorni lo sarà.
“Il mare porterà nuove speranze, come il sonno porta i sogni” così dice un meraviglioso Sean Connery alla fine di Ottobre Rosso citando Crisoforo Colombo, scopritore inconscio di una terra che si chiamerà America perchè solo Amerigo Vespucci avrà la piena coscienza di divulgare il “mundus novus”. Il mare da rispettare, il mare da navigare, il mare da conservare. La comunità dei naviganti ha il dovere di conservare l’ambiente che vuole continuare a godere. Gli inglesi affermano che “non c’è diporto senza ambiente” e hanno ragione. Troppo spesso i naviganti sono visti come nemici dagli ambientalisti, invece dovrebbero essere i principali alleati nella lotta per la conservazione. Pochi sanno che i maggiori fattori inquinanti del mare sono le attività terrestri e quelle criminali. Il diporto nelle statistiche pesa per una percentuale ridicola: lo 0,5%.
Luna Rossa si avvicina22 Luglio 2013 - 10:40
Finalmente battuti i maestri15 Marzo 2010 - 06:31
Il Protocollo è servito29 Giugno 2010 - 16:18
Vela5 Febbraio 2010 - 01:52
Nel 2007 la Coppa torna in Europa a Valencia. Alinghi si...27 Febbraio 2024 - 02:15
Matteo de Nora, l’anima kiwi12 Dicembre 2023 - 20:20
Il valore della Coppa America6 Ottobre 2023 - 10:32
Ciao Raul23 Luglio 2018 - 09:15
- Toh, altra "stranezza". Il Regatta Director della 34esima...19 Dicembre 2014 - 13:54 da Mario
- Ma voi ce la fate ad aspettare fino al 2017? :)13 Novembre 2014 - 12:40 da Marika
- Ma guarda un pò che strano, i due Challenge of Record scelti...21 Luglio 2014 - 07:15 da Mario
- Per partecipare ancora alla Coppa non bisogna solo buttarcisi...30 Settembre 2013 - 22:11 da Antonio Vettese

